Il mondo della scienza e della ricerca non smetterà mai di stupirci: questa volta i ricercatori dell’Università della California di Berkeley, hanno realizzato delle vibrisse elettroniche, in grado di imitare le funzioni complesse dei baffi dei gatti. Si tratta in sostanza di sottilissimi sensori, dalla realizzazione complicata e frutto di ricerca elettronica, avvolti da nanotubi, che secondo gli studiosi potrebbero trovare applicazione nei robot e semplicare quindi il lavoro dell’uomo. Ma vediamo come si è svolta in concreto la ricerca.
Come tutti noi sappiamo le fibrisse altro non sono se non i baffi dei felini e dei roditori: si tratta di sensori fortemente sensibili che sono di fondamentale importanza per gli animali in quanto ne supportano la vista, soprattutto di notte, rilevando l’intensità e la direzione del vento e aiutando gli animali a percepire la presenza di ostacoli, di spostamenti d’aria provocati da animali nelle vicinanze e tanto altro ancora.
Per ricrearne le capacità i ricercatori hanno sfruttato le proprietà dei nanotubi di carbonio e di nanoparticelle di argento avvolte attorno a delle fibre elastiche: in questo modo le fibrisse artificiali sono in grado di rilevare i dati sui movimenti dell’aria, stabilendo addirittura il movimento degli oggetti! Insomma, delle vibrisse tali e quali a quelle feline, o per lo meno ci provano! Nei mici ci sono circa 24 vibrisse mobili, dodici per ogni lato del muso, disposte su quattro file orizzontali e semi indipendenti le une dalle altre: si avete letto bene.
Ogni gatto può muovere in maniera indipendente i baffi alti da quelli posti in basso! Inutile ricordare che si tratta di uno strumento indispensabile per i gatti, per cui niente tagli o spuntatine: le vibrisse cadono naturalmente nei cambi di stagione, una sorta di muta che noi umani non dobbiamo in alcun modo agevolare.
Fonte: Ansa
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