Anche la tradizionale corsa dei tori a Pamplona insieme alla corrida dovrebbe smettere di esistere. La ragione sta nel fatto che parliamo di manifestazioni davvero crudeli.
Basta a manifestazioni inutili e cattive
E questo è un discorso che vale a prescindere dalle abitudini alimentari dell’essere umano. Si potrebbe parlare per ore di come potremmo cercare tutti di mangiare meno carne o non mangiarla affatto. Ma è ancora più necessario affrontare il discorso di questi rituali che mettono i tori nella condizione di non avere scampo.
In un modo o nell’altro e non per necessità di tipo alimentare. La corsa dei tori di Pamplona è molto conosciuta e si sbaglia se si pensa che la pericolosità sia solo per l’essere umano. I tori che vengono coinvolti in questa gara, infatti, finiscono tutti per essere uccisi dai matador nell’arena.
Siamo coscienti che l’essere umano è un animale che uccide anche per sfizio, ma questo non può rappresentare una giustificazione per continuare con tradizioni crudeli alle quali possiamo rinunciare senza problemi. E poco importa che la corsa dei tori per le strade sia in grado di attirare i turisti, cittadini e far girare al meglio l’economia.
Crudeltà nei confronti dei tori
Soprattutto se questo significa per gli animali non solo essere stressati dalla corsa in generale ma in seguito essere uccisi. Nella corsa di Pamplona sono sei tori e sei buoi ammaestrati a essere gettati nella riproduzione della tauromachia. E la cosa assurda è che tutto ciò avviene come un rituale di una celebrazione liturgica che, teoricamente, tutto dovrebbe promuovere tranne che la violenza di ogni tipo.
Questi poveri tori quasi sempre hanno avuto pochissime interazioni con gli umani e si trovano a scivolare, farsi male, cadere rovinosamente lungo il ciottolato della strada. Per sfuggire alla folla che teoricamente sfugge dagli animali. Per gli animali si tratta di una situazione opprimente e angosciante.
Senza contare che una volta arrivati all’arena vengono conficcate delle lance nel collo e nella schiena di un toro procurandogli dolore a compromettendo le sue possibilità di movimento. In aggiunta l’animale, una volta indebolito si per via dell’emorragia di sangue, sarà colpito ai polmoni o alla spina dorsale dal matador,
Non di rado la sua coda e le sue orecchie vengono tagliate quando ancora cosciente ma paralizzato. Lo ripetiamo: è vero uccidiamo gli animali per la nostra alimentazione. Ma quando la smetteremo di farlo per la pura e semplice cattiveria?
È una domanda che dovremmo porci tutti quanti, insieme a quella relativa a queste tradizioni che di umano non hanno davvero nulla.