In un piovoso pomeriggio, molto poco primaverile, incontriamo Elisa, una giovane volontaria del canile municipale di Bizzuno, nel Ravennate, che ci racconta la sua esperienza iniziata ben 12 anni fa, quando frequentava l’università. Oggi Elisa lavora ma dedica comunque il suo tempo libero alla cura e gestione dei 160 piccoli amici a quattro zampe che si trovano in canile.
Come si svolge una giornata tipica in canile?
Siamo 25 volontari, di cui 15 circa attivi, che affiancano i dipendenti della struttura nelle attività quotidiane. La mattina dalle 8.30 i cani vengono liberati e portati negli appositi cortili di sgambamento dove restano per tutta la mattinata: è veramente una bella sensazione vedere ben 110 cani correre tutti insieme nel parco! Mentre i cani corrono volontari e dipendenti puliscono i box con le idropulitrici ed il disinfettante, i cani con problemi di relazione vengono invece lasciati liberi più tardi, quando gli altri sono impegnati a mangiare.
Come avviene la cura dei cani ospiti della struttura?
Si seguono le indicazioni dei veterinari per i cani con dei problemi fisici o alimentari: per tutti gli altri invece dalle 14 in poi viene servito il pasto, 40 kg di crocchette, 10 kg di pasta con riso, 6 kg circa di carne oltre a scatolette varie. La distribuzione del cibo impegna per circa due ore due persone! Al pomeriggio via libera al pubblico: si seguono le adozioni e le visite, si ricevono le segnalazioni dei cittadini. Dalle 17 in poi invece i cani tornano nei box dove trascorrono la notte: in genere sono abituati a correre nei loro box senza dover insistere molto.
Quali sono le maggiori problematiche legate all’abbandono che ha potuto appurare nella tua attività di volontariato?
Il problema principale è la mancata iscrizione dei cani alle anagrafi canine: molti per ignoranza non iscrivono i cani e questi, una volta giunti al canile, non possono più essere ricondotti ai padroni. Occorrerebbero maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine, magari controlli tra le famiglie per verificare la corretta iscrizione dei cani. Nella nostra zona inoltre vi è il grosso problema legato all’abbandono dei cani da lavoro, da caccia o tartufo: molti cacciatori infatti abbandonano i propri cani che reputano inadatti o divenuti ormai vecchi.
Le difficoltà invece dell’essere un volontario?
Certamente l’ambiente non è felice, vi è molta sofferenza ma anche tanto amore: vi sono molti che sostengono di non poter fare volontariato per colpa dell’ambiente triste. Credo che invece di lamentarsi sarebbe bello se si dedicasse anche solo un’ora ogni tanto per far giocare un cane o portarlo a spasso. È difficile anche sensibilizzare le persone: spesso organizziamo banchetti e manifestazioni per far conoscere la struttura, e cerchiamo di partecipare agli eventi cui ci invitano. Ma le adozioni non aumentano anzi, sono in costante calo.
Quali altri strumenti avete a disposizione oltre alle adozioni in famiglia?
Le adozioni a distanza sono un ottimo contributo per la struttura: la persona viene in canile, sceglie il cane da aiutare, magari indirizzato verso un animale non più giovanissimo che ha meno possibilità di essere adottato, e versa una quota libera e periodica. L’ideale sarebbe che poi la persona venisse ogni tanto per trascorrere del tempo con il cane scelto: sarebbe bello che si fosse regolarità nella frequentazione, un rapporto di amicizia.
Infine quale dei cani ospiti è quello che ti sorprende maggiormente?
Senza dubbio Spike! Si tratta di un cane di taglia media che hanno lanciato fuori da un’auto in corsa quando era ancora piccola: Spike ha la spina dorsale rotta per cui non muove dal bacino in giù, zampe comprese. Le abbiamo costruito un carrettino con il quale Spike cammina: è divenuta la boss del canile, quando due cani litigano lei interviene e calma le acque. Ha una voglia di vivere incredibile!.
Un grazie ad Elisa per la disponibilità e la sensibilità dimostrata: per tutti coloro che vogliono un amico a quattro zampe si ricorda l’importanza dell’adozione dal canili e, nel caso di impossibilità, l’adozione a distanza come sostegno per le strutture ed i loro ospiti.
2 commenti su “La testimonianza: l’esperienza di una volontaria in canile”