Venezia, Piazza San marco, ogni giorno gremita di turisti che, tra una bellezza architettonica e l’altra, non perdono occasione per dare qualche pezzetto di pane ai piccioni che popolano la piazza: si tratta di un vero e proprio rito, divenuto irrinunciabile. O forse no. Nella città di Venezia infatti vige il divieto assoluto di dare da mangiare ai piccioni, pena una multa che può arrivare fino a 500 euro.
Il regolamento di igiene urbana veterinaria ha istituito una vera e propria lotta al volatile, reo di essere portatore di molte malattie, circa 60, tra le quali Salmonellosi, Criptococcosi, Istoplasmosi, Ornitosi, Aspergillosi, Candidosi, Clamidosi, Coccidiosi, Encefalite e Tubercolosi, trasmissibili sia all’uomo che agli animali domestici. Non è necessario il contatto diretto in quanto gli agenti atmosferici come il vento, i ventilatori o altro, possono trasportare la polvere infetta delle deiezioni negli appartamenti contaminando gli oggetti di uso quotidiano ed innescando i processi infettivi.
Tuttavia alcuni cittadini veneziani hanno deciso di opporsi al divieto chiedendo l’annullamento di alcuni passaggi del regolamento: è stato quindi depositato un ricorso straordinario al Capo dello Stato contro il Comune di Venezia, nella figura del sindaco Massimo Cacciari. Nel ricorso si specifica che i colombi sono divenuti ormai parte del patrimonio statale e che il controllo degli stessi deve avvenire con metodi naturali, per preservare la specie.