Sembra calato il sipario sul Giappone e su Fukushima, dove lo tsunami conseguente al terremoto dell’11 marzo scorso ha creato enormi danni alla centrale nucleare. Il fatto che giornali e tv parlino di meno del Paese del Sol Levante, purtroppo non corrisponde ad un mancato pericolo, tanto che le radiazioni presenti sono ancora alte, difficili da quantificare ed è altrettanto complesso capire per quanto tempo bisognerà restare in allarme. Se fuori dai confini nazionali, la possibilità di contaminarsi cala parecchio è proprio nei pressi di Tokyo che bisogna stare attenti e da tenere d’occhio sono principalmente gli animali.
terremoto Giappone 2011
Giappone: il cane che non voleva abbandonare il compagno ferito
Se le notizie che arrivano dal Giappone sono devastanti, nel buio qualche spiraglio di luce si lascia intravedere. In fondo al tunnel, quel lampo di speranza si chiama amore e contraddistingue tutte le creature viventi.
Se infatti gli uomini sacrificano la propria vita per tentare di bloccare i danni provocati alle centrali nucleari dopo il terremoto e il conseguente tsunami e trovano tra le macerie ancora superstiti, per gli animali il discorso non è affatto differente. Nella desolazione totale, fa ancora più eco la storia di un cane che si è rifiutato per ore di essere aiutato dalle squadre di soccorso, perchè non voleva lasciare da solo, a morire , il compagno ferito.
Terremoto Giappone: anche cani e gatti salvano i feriti
Tra gli eroi ci sono anche loro: vittime insieme alle persone, pronti ad aiutare la Protezione Civile a portare in salvo i feriti quando è possibile e instancabili angeli custodi dei propri padroni. I gatti e i cani, così come anche gli altri animali domestici, sono protagonisti del catastrofico terremoto del Giappone 2011 quanto gli esseri umani e forse con grande sensibilità hanno avvertito qualche secondo prima ciò che stava accadendo.
Da tempo, inoltre, aiutano con i loro atteggiamenti gli scienziati a capire e prevedere gli eventi sismici e gli tsunami, eppure restano sempre creature di seconda categoria per tantissimi, delle quali in questi casi non si parla quasi per niente.