Collare antiabbaio è maltrattamento, la sentenza della Cassazione

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Il collare antiabbaio è maltrattamento nei confronti dei cani; questo è quando ha confermato la sentenza della Cassazione confermando al 35enne di Verona anche la multa di 800 euro per maltrattamento di due cani da caccia ‘setter’.

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L’uomo sosteneva di aver messo il collare antiabbaio ai due cani per evitare che potessero disturbare i vicini ed sera stato condannato in seguito alla sentenza emessa dal  al Tribunale di Verona nel 2014. Aveva però deciso di fare ricorso in Cassazione sostenendo che i cani erano comunque stati trovati in salute e senza lesioni ai vigili urbani intervenuti sul posto.

Lasciare il cane in auto è reato? Ecco cosa dice la legge

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Sono tanti i proprietari di pet che, molto spesso, hanno la pessima abitudine di lasciare il proprio cane in auto, anche solo per sbrigare alcune commissioni. Insomma, il cane in auto ci sta volentieri magari, ma per alcuni minuti, non certo per un periodo molto più lungo. E sul punto si è espressa recentemente anche la suprema Corte di Cassazione, ecco cosa ha deciso in merito.

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Pipì di cane sul portone, cosa dice la legge?

Pipì di cane sul portone

Se non volete essere condannati ad una multa per imbrattamento, quando siete a passeggio con Fido, ricordatevi di portare con voi una bottiglietta di acqua, per pulire l’eventuale pipì che il cane può fare su muri privati, auto o portoni. Per quale ragione? Perchè utilizzando l’acqua dimostrerete di voler ridurre il rischio di danneggiamento dei beni altrui.

Pipì di cane sul portone

Cassazione: cani liberi, padrone responsabile

Storica sentenza emessa dalla Cassazione proprio in questi giorni: si tratta della sentenza numero 34070/11 con la quale è stato pronunciato un fermo no ai cani lasciati liberi in strada. La Suprema Corte infatti ha stabilito una volta per tutte che il padrone dell’animale è tenuto a controllarlo in ogni momento e ad evitare che abbia accesso agli spazi destinati alla circolazione stradale: tale controllo deve essere eseguito sempre, anche se il cane non manifesta o non ha mai manifestato sintomi di aggressività.

Cassazione: no all’indifferenza nei confronti dei cani

Il cane come qualunque altro amico a quattro zampe e, più in generale, come ogni altro essere vivente va considerato e bisogna fare attenzione al suo benessere, al suo stato d’animo e ai suoi bisogni. Per questo motivo la Cassazione dice no all’indifferenza nei confronti di qualunque pet e, anzi, un comportamento del genere va punito con la multa, proprio per scoraggiare coloro che si comportano male in questo senso.

La stessa Cassazione ha confermato pure l’estreme importanza di una linea dura che serve non solo a bloccare il terribile fenomeno degli abbandoni, ma anche a evitare quel “senso di trascuratezza o disinteresse verso qualcuno o qualcosa, o anche la sola mancata attenzione”.

Enpa: no all’uso di collari elettrici

L’Ente Nazionale della Cinofilia italiana, è stata invitata dall’Enpa, Ente Nazionale Protezione Animali, a ritirare la proposta avanzata nel corso dell’audizione presso la Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, durante la quale ha rilanciato sull’uso del collare elettrico, prospettando l’organizzazione di corsi di formazione dedicati al presunto quanto pretestuoso giusto utilizzo del dispositivo.

L’Enpa plaude invece ai parlamentari della Commissione Affari Sociali, che, nella proposta di legge alle modifiche della legge 281/1991 in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo, attualmente in discussione, all’articolo venti comma D hanno stabilito che allo scopo di garantire la tutela della salute, l’incolumita’ pubblica ed il benessere degli animali, e’ vietato detenere, cedere a qualsiasi titolo e utilizzare collari elettrici o altri strumenti atti a determinare scosse o impulsi elettrici.

Cani randagi, responsabile il comune

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La Cassazione, sezione terza, ha stabilito un importante assunto con la sentenza n. 10190, secondo il quale i comuni devono impegnarsi affinchè i cani randagi non arrechino disturbo alle persone che si trovano per le vie cittadine: la suprema corte ha così statuito in seguito al ricorso presentato dal Comune di Roccamorfina in provincia Napoli, che in secondo grado si era visto assolvere dal pagamento del risarcimento per l’aggressione da parte di cani, di una signora anziana che passeggiava tranquillamente per le vie cittadine.

Nel ricorso del comune napoletano, la donna non sarebbe stata aggredita dall’animale ma sarebbe caduta autonomamente per il timore di essere aggredita, rompendosi di conseguenza il femore, versione che ovviamente non  è parsa convincente alla Cassazione, che ha perfino stabilito che gli anziani o comunque i cittadini debbano poter circolare senza pericolo.

Sussistendo l’illecito, cioe’ l’indebita presenza sulla strada del cane randagio la peculiare debolezza e sensibilita’ della vittima che si e’ spaventata ed e’ caduta, per il timore di essere morsa dall’animale che le abbaiava contro, manifestando intenzioni aggressive, non rende il danno meno grave ed ingiusto. Le persone anziane debbono poter circolare sul territorio pubblico, senza essere esposte a situazioni di pericolo, ed in particolare a quelle che l’ente pubblico è espressamente obbligato a prevenire, quali il randagismo.

Si legge in un estratto della sentenza.

Collari elettrici, vietati dalla Cassazione

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La Corte di Cassazione si pronuncia nuovamente a favore degli amici animali: questa volta lo fa con la sentenza 15061 del 13 aprile 2007, in relazione all’uso dei collari elettrici. I collari elettrici, chiamati anche antiabbaio, sono degli strumenti che contengono all’interno un principio elettronico, in grado di dare una scossa elettrica all’animale che lo indossa: la scarica elettrica può essere azionata dal padrone attraverso un teecomando o autonomamente quando il collare rileva un movimento brusco del collo, come accade appunto quando il cane abbaia.

La Corte di Cassazione ha tutavia stabilito che l‘uso del collare antiabbaio, rientra nella previsione del codice penale che vieta il maltrattamento degli animali in quanto provoca uno stato di sofferenza nell’animale. Nella motivazione si legge che l’uso del predetto tipo di collare, costituisce incrudelimento senza necessità nei confronti di animali, suscettibile di dare luogo quanto meno al reato di cui all’articolo 727 c.p.

Tale articolo, ricordiamo, punisce ogni comportamento produttivo nell’animale di sofferenze, che non trovino giustificazione nell’insuperabile esigenza di tutela non altrimenti realizzabile di valori giuridicamente apprezzabili. Nel caso di specie si tratterebbe unicamente di reprimere comportamenti eventualmente molesti dell’animale che possono trovare invece adeguata correzione con trattamenti educativi etologicamente informati e quindi privi di ogni forma di violenza o accanimento.