La notizia buona è che questa volta la tv non riporterà scene cruente di caccia provenienti dal Canada, dove i cacciatori di solito non si fanno scrupoli ad uccidere le foche; quella cattiva è che, comunque, l’inverno ha provocato lo stesso tantissime vittime soprattutto fra i cuccioli. Secondo il New York Times, infatti, la stagione che per antonomasia deve essere rigida, stavolta ha mostrato temperature troppo elevate, facendo sciogliere il ghiaccio proprio nelle zone dove avviene la riproduzione, tra l’altro ai minimo storici, o dove di solito si accudiscono gliu esemplari più indifesi. Sempre a detta del famoso quotidiano pare che questa “sarà la peggiore annata per i piccoli dal 1981“. Sono, infatti, proprio le lastre di ghiaccio che conservano il ricordo di parti e nascite ed è proprio qui che i nuovi arrivati vengono protetti dai predatori dalle foche della Groenlandia o foche della sella.
caccia
Gli italiani e la caccia
Gli italiani sono sempre stati un popolo di cacciatori, una passione che ha origini antiche, legate alla sopravvivenza della specie ma che oggi, venute meno tali esigenze, si coltiva per sport o per passatempo. Tuttavia un recente sondaggio, pubblicato nei giorni scorsi sul sito web del quotidiano La Repubblica, dimostra come sono cambiate le abitudini e le visioni degli italiani nei confronti della caccia.
Dal sondaggio emerge chiaramente che sette italiani su dieci sono fortemente contrari alla caccia, due non prendono una posizione decisa, uno è a favore: una presa di posizione decisa da parte dei nostri connazionali intervistati, che di certo non può e non deve passare inosservata. L’indagine sopra descritta è stata condotta dalla Ipsos e promossa dalle associazioni di categoria come Enpa, Lav, Legambiente, Lipu e WWF.
Il campione totale di persone intervistate è stato pari a 980 elementi: di tale nucleo ben il 70% si è dichiarato contrario alla caccia, contro i 22% dei neutri e solo un 8% di favorevoli. Tutto questo mentre proprio in questi giorni sta per essere discusso alla camera un progetto di legge approvato dal senato che intende riformare ed ampliare la normativa sulla caccia.
Le specializzazioni dei cani da caccia
Ieri abbiamo iniziato questo discorso sui cani da caccia, aprendo una piccola parentesi proprio per farci delle domande sulla caccia in sè e poi proseguendo, in punta di piedi visto l’argomento delicato, sul rapporto cane-uomo, nato proprio a partire dalla caccia, e ci siamo fermati al punto in cui gli uomini hanno iniziato ad addestrare i cani, scoprendo come fossero veloci e attivi durante l’assimilazione e come, generazione dopo generazione, i cuccioli riportassero le caratteristiche fisiche, e quelle acquisite durante le esperienze e gli addestramenti, ed è così che sono poi nate le specializzazioni nella caccia, in base alle razze, alle caratteristiche e all’apprendimento dei cani.
Quindi l’uomo insegnò al cane, non bastava solo che annusasse e cercasse, stanasse in modo approssimativo, che inseguisse la preda per prederla o per farla prendere al cacciatore, e il cane imparò. Innanzi tutto la ferma. Sia per attitudine che per addestramento il cane doveva arrestarsi quando avvertiva la presenza della selvaggina. In quegli attimi il cane diventa immbile come una stanza, vibra, alza la zampa, questo è il segnale, la ferma, che indica al cacciatore dove si trova la preda, propriò lì vicino, dove indica il muso. Tra i cani da ferma più famosi conosciamo i Bracchi, gli Epagneul, i Griffoni e i ben famosi Pointer e Setter.
Un cane per ogni tipo di caccia
Tempo fa abbiamo fatto un piccolo viaggio nel rapporto cane-uomo dal punto di vista storico e abbiamo scoperto, anche se molti di noi già lo sapevano o lo immaginavano, che questo connubio, indissolubile e incredibilemente profondo è nato proprio da una comune esigenza, a suo tempo, ovvero la caccia. I primi uomini che entrarono in contatto con quei canidi, molto più simili ai lupi che ai comuni cani che oggi conosciamo, lo fecero per la caccia, e gli stessi lupi si avvicinarono all’uomo e si fecero addestrare, diventando “domestici”, proprio per questo comune interesse, perchè capirono che il loro istinto non bastava, l’uomo poteva essere il loro vero capo branco. Poi la storia si è evoluta, il legame è diventato affettivo e noi non possiamo fare a meno di loro e viceversa, ma non solo per motivi pratici e materiali, ma perchè i cani fanno parte della nostra vita, la colmano d’amore e la rendono più dolce e giocosa.
Tornando alla caccia. Non è questa la sede per discutere su quanto sia giusta o no questa pratica… E’ un po’ brutto è strano fare un intero discorso sui cani da caccia andando a trattare un’attività che uccide altri animali, però proviamo solo a concentrarci sulle razze e sulla loro evoluzione, pur ammettendo che c’è qualcosa da discutere su chi ama e addestra un cane con tutto l’affetto e la passione di cui dispone, e poi lo utilizza per stanare e ammazzare i passerotti e i conigli… Ma l’uomo è anche questo.
I cani e la storia: l’incontro con l’uomo
Sappiamo quanto le opinioni sull’origine dell’uomo possano essere discordanti e avvolte da aloni di mistero, e lo stesso vale per il suo fedele amico cane. Così come per gli essere umani, sono i reperti paleontologici a testimoniare la prima comparsa di specie “canine” sulla terra, e ciò risale a 25-30 milioni di anni fa. Sappiamo così che nell’età dei mammiferi, in parallelo con le scimmie primitive, esisteva anche un essere che aveva caratteristiche canine, questo esemplare è stato classificato come Cynodesmus, e che dopo un’evoluzione durata milioni di anni è diventato un animale molto simile al lupo, il Tomarctus, che ha dato poi origine proprio ai lupi, agli sciacalli, alle volpi, ai coyote e a tutti i canidi.
Il primo cane conosciuto dall’uomo e da lui addomesticato è stato il lupo, e le prove archeologiche di questa vita comune ci sono in Europa, in Asia e nelle Americhe, parallelamente, nello stesso periodo, e questo dimostra come il legame uomo-cane esista davvero fin dalla notte dei tempi. L’uomo ha trovato nel lupo un fidato compagno e il lupo nell’uomo un fidato capobranco.
Greyhound, il Levriero dei Re
Il Greyhound, che noi conosciamo come Levriero, ha come nazione d’origine la Gran Bretagna, ma le sue radici affondano nell’Antico Egitto, passano per Roma e attraversano il Medioevo. In Egitto veniva allevato per i Faraoni, per intrattenerli durante le feste con la caccia alla lepre. Ai tempi dei Romani e per tutto il Medioevo invece accompagnava i signori durante le uscite e i riti religiosi, pare che nell’Antica Roma i Levrieri siano stati costretti anche ad assistere alla orge, attendendo che i loro padroni fossero pronti per tornare a casa. Ci sono poi manoscritti miniati del XII secolo in cui l’occhio attento scorge le figure dei Levrieri sotto i tavoli dei ricchi signori e accanto alle loro panche in chiesa.
Una volta giunto in Gran Bretagna il Greyhound è stato “perfezionato”, ed è proprio da lì che è partita la sua diffusione, fino agli Stati Uniti, ed è diventato il cane da caccia, e da corsa, che ancora oggi apprezziamo e guardiamo stupiti mentre velocissimo ci passa davanti con la sua sinuosa figura.
Bassotto, il cacciatore spiritoso
Pare che il Bassotto abbia assunto questa sua caratteristica corporatura allungata proprio per l’utilizzo prolungato nei secoli come cane da caccia in tana. Quel suo fare che l’ha reso così simpatico e adorabile in realtà è dovuto a una sorta di anomalia da lavoro, che poi l’uomo ha provato a perfezionare nella speranza che il Bassotto diventasse sempre più lungo e stretto, in modo da poter arrivare fino in fondo ad ogni tana!
Le sue origini tuttavia pare non siano tedesche, anche se la razza fu messa a punto in Germania alla fine dell’Ottocento, ma il Bassotto fu anche Teckel, nome con cui infatti è consciuto dai tedeschi e non solo, ovvero una sua versione antica, di cui si trova traccia nella tomba di un faraone.
Esistono tre diverse varietà di Bassotto, a pelo corto, a pelo duro e a pelo lungo, scopriamole una alla volta.
Yorkshire Terrier, dalle miniere ai salotti
Ottenuto nel XIX secolo dall’incrocio tra lo Skye e altri Terrier, lo Yorkshire è un cane che appare semplice e da coccolare, anche da esibire, invece nasconde un passato e delle caratteristiche “da combattimento” sconosciute ai più.
Lo Yorkie, così lo chiamano gli inglesi, era un cane da caccia di ratti. Lo faceva sia nei quartieri, ma soprattutto nelle miniere, infatti era il cane che i minatori si portavano dietro durante il lavoro in modo che non solo trovasse i ratti, ma anche che li uccidesse, pare in modo molto violento e brutale! Quindi oltre che un simpatico birbante lo Yorkshire è anche un duro, anzi, a dirla tutta le femmine sono delle dure, sono più scattanti e più propense non solo alla caccia, ma anche alla difesa, sembra addirittura che i maschi che crescono con le sorelle delighino a loro tutto il lavoro. Evitiamo di fare commenti e paragoni!