Il popolo nomade dei Samoiedi, pescatori e cacciatori, vive da sempre in Siberia. Il popolo possedeva dei robusti cani bianchi di cui si serviva per tirare le slitte attraverso le steppe e per mantenere le mandrie e anche difenderle dagli attacchi degli animali selvatici. Fin dal primo momento il Samoiedo, che prende il nome proprio dal popolo con cui si è sviluppato, è stato considerato un amico indispensabile e portentoso. Gli inverni siberiani sono così freddi che sulle ali dei corvi si forma la brina, ch rende difficoltoso il loro volo, e il Samoiedo riesce a sopportare queste temperature e ad essere sempre attivo, forte, tenace e ad adattarsi a mille situazioni diverse. Il cane arrivò il Inghilterra nel 1889, grazie all’esploratore Robert Scott, e da lì la razza si diffuse in tutto il mondo visto che il Samoiedo si dimostrò immediatamente non solo un forte lavoratore ma anche un compagno affidabile e affettuoso.
La mitologia ha sfornato diverse storie sui cani bianchi, e il Samoiedo è protagonista di alcune di esse. Purtroppo questi miti riguardano riti sacrificali, diffusi in tutto il mondo proprio per la particolarità del cane, Indiani D’America, Cinesi e anche alcune popolazioni della Gran Bretagna hanno sviluppato strane credenze intorno al nostro piccolo amico bianco. Per gli Apache Jicarilla il cane bianco rappresenta il sole e la luna e il suo sacrificio serve loro per portare al Grande Spirito i messaggi degli umani. Un antica pratica cinese invece garantiva sicurezza agli abitanti che avevano cosparso sulle porte delle loro case il sangue del Samoiedo, e in più un boccale di sangue caldo pareva potesse far guarire dalla febbre e dalla pazzia, e allontanare gli spiriti. Nel Galles fortunatamente non ci sono credenze legate all’uccisione dell’animale: se una persona in fin di vita incontra un cane bianco sarà salvata dall’Inferno e andrà in Paradiso.