Addestrare il cane: il comando “fermo”

comando fermo cane fotoQuando viene insegnato correttamente, il comando “fermo” è un segno distintivo di un cane ben educato.
Ad esempio se si sta camminando velocemente per la strada con il cane impaziente all’altro capo del guinzaglio, sulla strada verso il parco, e si incontra una vecchia conoscenza. Il vostro cane, scontento di questo ritardo verso la sua mèta, esprime la sua disapprovazione avvolgendo il guinzaglio attorno alle gambe. Il comando “Siediti!” potrà farlo sedere ma da seduto continuerà ad avvolgersi attorno al guinzaglio e a scalpitare e non manterrà a lungo la posizione. Cosa manca a questo scenario? Che il cane non si muova e questo può avvenire solo con il comando “fermo”.

Una volta che il cane ha imparato a stare seduto, un importante passo successivo è l’apprendimento di questo comando. Il comando “fermo” presuppone che il vostro cane mantenga la sua posizione (seduta, sdraiata o in piedi) fino a che non lo lasciamo libero di riprendere a muoversi. Senza questa abilità, quando gli chiediamo di sedersi otterremo semplicemente che il cane si sieda temporaneamente pronto a scattare alla minima distrazione.

Addestrare il cane: il comando “seduto”

cane seduto fotoIl comando “seduto” è probabilmente l’abilità più pratica che potete insegnare al vostro cane. Sia che siate in attesa sul marciapiede di una strada affollata o in una competizione che preveda esercizi di obbedienza, ed in mille altre situazioni della vita quotidiana, questo ordine è fondamentale.

Insegnare al cane a sedersi è un po’ anche una sorta di ponte per tutti gli altri esercizi di base, tra cui: seduto-fermo, vieni, terra. L’addestramento dovrebbe essere divertente e relativamente semplice: utilizzate come rinforzo positivo ricompense in cibo molto ghiotte. Sessioni brevi aiuteranno il cane ad imparare rapidamente, anche se i giovani cuccioli saranno impazienti di allenarsi se la ricompensa è abbastanza allettante.

Addestrare il cane: il comando “vieni”

comando vieniInsegnare al cane a venire da noi quando lo chiamiamo è uno dei comandi fondamentali che il nostro amico a quattro zampe deve imparare. Anche se non dobbiamo mai cercare di mettere i nostri cani in situazioni a rischio, il richiamo può evitare una collisione auto-cane, un inseguimento di gatti, o altri pericoli. Su un piano più banale ma pratico, il comando “vieni” presenta al cane molte più opportunità di libertà proprio perché sappiamo che è possibile richiamarlo nel parco, su sentieri, ovunque, e quindi stiamo più tranquilli e gli lasciamo più autonomia di movimento.

Per addestrare il cane, bisogna convincerlo che siamo molto più attraenti noi della libertà temporanea. Le sessioni di addestramento devono essere brevi ed i premi devono essere sempre motivati. Ma l’addestramento di un cane al nostro richiamo è più difficile di quanto non sembri: la maggior parte dei cani imparano in fretta che possono correre più velocemente di noi e che è molto più divertente sfuggirci piuttosto che camminare placidamente al nostro fianco.
L’ideale sarebbe non lasciare completamente libero il cane finché non ha imparato a tornare indietro quando lo richiamiamo.
Fino ad allora, si dovrebbe usare sempre il guinzaglio in spazi aperti, mentre l’addestramento dovrebbe avvenire in luoghi in cui non c’è alcun rischio di fuga o di pericoli nel caso non ubbidisca, come un cortile recintato ad esempio.

Cani antidroga, addestramento

cani-antidroga

Quasi ogni giorno si vedono, nelle stazioni o negli aeroporti, le forze dell’ordine accompagnate dai cani antidrogra, insostituibili amici e colleghi degli uomini: ma per raggiungere importanti risultati con questi cani occorre un addestramento serio e preciso. La tecnica addestrativa adottata per i cani antidroga sfrutta in primo luogo gli istinti naturali del cane quali il senso dell’olfatto, il gioco e soprattutto quello predatorio, molto sviluppata in quasi tutte le razze canine.

L’addestramento deve indurre il cane a dedicarsi al lavoro di ricerca con interesse, senza considerare l’attività un lavoro o una costrizione, ma un gioco, uno sfogo dei suoi istinti naturali. Il cane non cerca la droga, ma un giocattolo, un manicotto di spugna creato per l’occasione e con il quale il cane è stato abituato fin da piccolo a giocare, sin dai due mesi di età: attraverso il gioco con il manicotto al cane viene insegnato a riportare l’oggetto, a trovarlo se nascosto, a frugare ovunque per raggiungere il gioco.

Quando i cani raggiungono un anno di età, una Commissione li sottopone ad una selezione psico-attitudinale, superato il quale il cane inizierà l’addestramento vero e proprio per diventare un cane antidroga inserito all’interno delle caserme ed a disposizione delle forze dell’ordine. A quel punto il giocattolo verrà associato all’odore delle sostanze stupefacenti da ricercare: nascosto in vetture, borse, valigie, il cane dovrà ritrovare il manicotto riconoscendolo attraverso l’odore della sostanza stupefacente.

Cosa fare se il cane piange durante la notte

cane che dormeSarà capitato a tutti, la prima notte che si porta a casa un animale domestico, di avere l’impressione che si tratti di un neonato. Che sia un cane piuttosto che un gatto, difficilmente chiuderemo occhio per colpa dei suoi lamenti che spezzano il cuore.

Anche nel film Io e Marley, che ha avuto tanto successo negli ultimi mesi, si vede il protagonista cedere ai latrati strazianti del tenerissimo labrador e farlo entrare in camera da letto. Ma che comportamento è giusto adottare se dopo le prime notti di adattamento i latrati diventano un’abitudine che ci impedisce di dormire e disturba la quiete pubblica?

Padrone aggressivo, cane aggressivo

cani aggressiviTale padrone, tale cane. E’ proprio il caso di dirlo. E finchè si tratta di eredità positive, come allegria e giocosità ci può anche stare. Ma se parliamo di aggressività il discorso si fa un tantino più delicato. Recenti studi hanno dimostrato che un comportamento aggressivo da parte del proprietario del cane ha ripercussioni sullo stesso animale, che tenderà, con maggiori probabilità, a sviluppare lo stesso atteggiamento ostile e rabbioso.

Lo studio, realizzato tramite un sondaggio sommistrato dai ricercatori dell’Università della Pennsylvania ad un campione di proprietari di cani, ha riguardato principalmente il confronto sui vari metodi utilizzati per addestrare i cani aggressivi. Il team di ricercatori in veterinaria ha così scoperto che i cani aggressivi con molta probabilità continueranno a rimanere tali, a meno di un radicale cambiamento nelle tecniche di addestramento, di per sè troppo aggressive.

Cani aggressivi, questione di razza: umana

cucciolo rottweilerMolti cani vengono soppressi o abbandonati a causa della loro natura violenta ma, contrariamente alla credenza popolare, la razza ha ben poco a che fare con il comportamento aggressivo di un cane. O almeno incide tutto sommato poco rispetto a tutte le responsabilità che sono invece a carico del proprietario.  Lo dimostra chiaramente un recente studio effettuato da ricercatori dell’Università di Córdoba, che ha preso in esame proprio le razze che sono considerate aggressive per natura, come il rottweiler e il Pit Bull.

Le conclusioni della ricerca sono state a dir poco sorprendenti: sarebbero infatti i proprietari i primi responsabili  degli attacchi dei cani, generati dalla volontà di ottenere una posizione dominante o di concorrere con altri animali.
Il gruppo di ricerca  ha determinato una serie di fattori esterni che sono inerenti ai cani, al fine di comprendere la loro aggressività, e hanno osservato che i fattori dipendenti dal proprietario, e dunque modificabili, hanno una maggiore influenza sugli animali.