Lo sversamento di seicentomila litri di idrocarburi nel fiume Lambro, in Lombardia, ha provocato una catastrofe ambientale con la conseguente strage di animali che vivevano nella zona. Sembra che il petrolio sia uscito dai serbatoi di una raffineria non più in uso dalle parti di Monza, ma non sarebbe l’unica che nel corso degli anni ha inquinato il luogo. La marea nera creatasi ha causato il decesso di tutte le specie che si trovavano immediatamente vicino e, inoltre, si è diretta verso il Pò, rischiando di continuare a distruggere tutto. A pagarne le conseguenze, oltre alle creature acquatiche, sono state soprattutto le anatre e i germani di origine selvatica.
Legambiente continua a lanciare l’allarme e ha riferito che, con molta probabilità, si tratta di un “disastro ambientale senza precedenti per l’ecosistema del fiume, che ne pagherà a lungo le conseguenze. Il problema non riguarda solo questa zona, ma tutta l’asta del Pò, fino al delta. Per arginare i danni che può causare la macchia di olio, urge un coordinamento nazionale degli interventi della Regiona Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna”. Secondo gli inquirenti, i dubbi che si tratti di un evento di origine dolosa sono pochi e come dicono i cittadini, alcuni dei quali avrebbero visto delle persone liberare le cisterne dal materiale, “il Lambro ormai è morto“. Da tempo, del resto gli ecologisti stavano cercando di intervenire, evitando che venissero scaricati nell’acqua i rifiuti delle fabbriche della zona, ma quotidianamente venivano ritrovate tracce di azoto, fosforo, nickel, piombo, arsenico e cadmio. Intanto i tecnici cercano di tranquillizzare la popolazione dicendo loro che non ci saranno rischi, ma il danno è enorme comunque: “la metà di olio e gasolio, finirà per ancorarsi al fondo. Ci vorranno decenni per toglierli. Ma nessuno può dirci gli effetti dei veleni che si sono depositati e stratificheranno su prati, strade, quartieri intorno al Lambro“.