La storia del gatto non è recente. La prima rappresentazione in assoluto a noi pervenuta, dove vi è raffigurato l’antenato del gatto moderno, risale a più di 3000 anni fa, e si pensa trattarsi del Dio Egizio Ra, impugnante nella zampa sinistra un grosso coltello, e nell’atto di recidere la testa ad un serpente; praticamente il Dio Sole Ra, nel momento in cui sconfigge il serpente Aposofis, re della notte.
Studiando la storia dell’antico Egitto, non è raro imbattersi in figure di divinità con la testa di animale e con il corpo umano. Un altro esempio è la dea Bast, con il corpo di donna e la testa di gatto. La legge era molto rigida con chi causava la morte volontaria di un gatto, pene severissime venivano date a chi uccideva l’animale sacro, e quando uno di questi moriva, il proprietario si rasava le sopracciglia in segno di lutto.
A causa del divieto di esportazione e commercio del gatto, la sua diffusione in Europa, fu ostacolata per molto tempo, furono i Greci che, sottraendo alcuni esemplari nel corso dei loro traffici mercantili, e introducendoli presso i Romani e altre popolazioni europee, contribuirono a divulgarne l’utilità sia come cacciatore, sia come animale da compagnia, pur senza mai venerarlo.
Nel Medioevo il micio passò sicuramente dei momenti poco felici, quando a causa delle superstizioni e della credenza che fosse l’incarnazione del diavolo, si giunse allo sterminio della razza, ma per sua fortuna, il momento buio durò poco e il gatto riconquistò il suo posto di prestigio nella società.
È opinione condivisa da parecchi scienziati che il gatto discenda da soggetti africani incrociatasi spontaneamente con i gatti asiatici e di altre specie selvatiche, che con il passare del tempo, hanno dato origine alle attuali razze domestiche. È anche interessante notare come il nome “gatto” abbia una radice comune in molte lingue; ad esempio, in tedesco si dice Katze, in olandese Kat, in inglese Cat, in ezigiano Qato, in siriano e in spagnolo Gato, e in latino Catus.