L’America dice stop alla vivisezione dei furetti per scopi militari. Gli animali, impiegati per formare medici preparati a fronteggiare emergenze estreme, saranno sostituiti da moderni simulatori. La richiesta era stata ventilata da numerosi medici e da uno stesso ex Comandante del Naval Medica Center che aveva aderito alla campagna promossa da Peta.
La Peta, già un anno fa aveva denunciato le condizioni raccapriccianti in cui versano gli allevamenti con un video shock, dove i furetti, privi di pelo e indifesi, muoiono contorcendosi sul pavimento tra le sofferenze più atroci. L’intubazione, infatti, provoca frequente sanguinamento, gonfiori, forti dolori, ferite, fino al collasso dei polmoni e alla morte. La trachea degli animali veniva forzata fino a 10 volte per sessione.
Peta ricorda come già il Naval Medical Center di San Diego, in California, aveva annunciato di non utilizzare più furetti, e nella stessa direzione si erano già mossi gli altri 3 centri coinvolti negli stessi esperimenti. Tuttavia il furetto è ancora molto richiesto per la sperimentazione animale, e a fornirlo sono le stesse strutture che allevano sia furetti destinati al mercato dei pets, sia a quello delle cavie da laboratorio.
Una di queste è proprio la Marshall, la multinazionale americana salita agli onori della cronaca per il caso Green Hill, l’allevamento-lager di Beagle di Montichiari, in provincia di Brescia. Ma la fine riservata ai furetti utilizzati per la vivisezione ha risvolti persino più agghiaccianti. I ricercatori dell’Erasmus Medical Center di Rotterdam, infatti, sono riusciti a contagiarli con il pericoloso ceppo dell’influenza aviaria H5N1.
Finalmente, però, l”informazione da una parte e l’indignazione dell’opinione pubblica dall’altra, iniziano a dare i loro buoni frutti. Non è più concepibile come in una società moderna come la nostra si faccia ancora uso degli animali per la sperimentazione, soprattutto quando esiste una strada alternativa, già abbracciata da diverse aziende.
Via|GeaPress; Photo Credit|ThinkStock
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