Stop alla sperimentazione sugli animali. A dirlo ancora una volta le associazioni di animalisti più note nel nostro Paese che stavolta però si sono unite con uno scopo comune. ENPA, LAV, I-Care Italia, OIPA e Lega Italiana Per la Difesa del Cane e numerose altre hanno organizzato per il prossimo 1 febbraio prossimo un convegno sul tema, dal titolo “Ricerca: l’Italia non perda il treno per una scienza sicura e senza animali. I principi e i criteri direttivi per l’attuazione della direttiva europea”. Di fatto l’anno appena iniziato è molto importante per ciò che riguarda le leggi circa l’uso degli animali nei laboratori: entro novembre il nostro Paese dovrà pronunciarsi in merito alla direttiva 2010/63 dell’Unione Europea circa la protezione degli animali da usare a scopi scientifici.
Fonte: LAV
Foto: Thinkstock
Questa normativa ha apportato numerosi miglioramenti rispetto al passato, soprattutto in ambito di “trasparenza” circa gli usi, ma non è ancora un divieto e dimostra purtroppo numerose lacune su cui è possibile e doveroso ancora lavorare. L’attuale legislazione Europea infatti prevede ancora la possibilità di utilizzare specie in via d’estinzione e/o catturate in natura, cani e gatti randagi, mancanza di divieto di utilizzo per le scimmie di grandi dimensioni, possibilità di non usare l’anestesia oltre che arrivare a sperimentare fino alla morte con dolore dell’animale.
In Italia è stato recentemente approvato dalla Commissione Affari Sociali alla Camera un emendamento restrittivo a questi limiti legislativi. Il nostro Paese può farsi portatore di un cambiamento positivo in tal senso, fortemente voluto non solo dalle associazioni animaliste, ma anche e soprattutto dall’opinione pubblica come dimostrano i fatti recenti, con la richiesta di chiusura del canile di Green Hill in testa. Occorre che la politica faccia proprio questo sentimento comune o che, come si legge in un comunicato stampa emesso dalla Lav a tal riguardo:
“L’Italia ha la possibilità di dare voce ai cittadini che rappresenta votando a favore di questo emendamento che darà modo di tutelare tutte le cavie nell’ottica di raggiungere il traguardo di una ricerca senza animali.”
Metodi alternativi esistono. Attualmente sono 900.000 gli animali utilizzati a scopi scientifici.
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