Di sperimentazione animale e attendibilità dei risultati abbiamo parlato svariate volte, in quanto è un argomento che ci sta particolarmente a cuore. Da anni, oramai, si parla dell’inutilità della vivisezione e delle tecniche sostitutive, ma la scienza medica fa orecchie da mercante, aggrappandosi all’idea che sia un “male necessario”. È davvero così? Dall’America arriva una nuova ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista Preceedings oft the National Academy of Sciences, che dimostra ancora una volta come i risultati dei test sui topi non possono essere presi a modello per il genere umano, per almeno 3 diversi tipi di patologie: sepsi, traumi e ustioni.
I ricercatori si sono spinti anche oltre, mettendo in dubbio l’attendibilità dei test condotti sul cancro e sulle patologie cardiache. Come ha spiegato il direttore scientifico dell’ENPA, Ilaria Ferri:
Il caso della sepsi è paradigmatico. Ai pazienti sono state somministrate circa 150 terapie farmacologiche precedentemente sperimentate sui topi: ebbene, nessuna di queste ha prodotto sull’uomo i risultati sperati, già osservati nelle cavie.
Come sostengono gli autori dello studio, infatti, questo accade perché la biologia di un topo è profondamente diversa da quella di un uomo, così come sono differenti nelle due specie non soltanto le manifestazioni patologiche, ma anche le risposte fisiologiche. In sostanza, non c’è nessuna correlazione tra i geni dell’uomo e quello dei topi. Del resto, se più del 90% dei farmaci testati sugli animali non supera nemmeno le prove cliniche sull’uomo, qualche motivo ci sarà. Ogni specie ha un proprio genoma unico e irripetibile e nessuna può essere presa a modello di un’altra. Nonostante si tratti di un assunto piuttosto elementare, la vivisezione esiste ancora e ogni anno milioni di animali (900 mila solo nel nostro Paese) entrano nei laboratori per essere sottoposti a vere e proprie torture in nome del progresso scientifico.
Via| ENPA – Ente Nazionale Protezione Animali; Photo Credit| Thinkstock
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