Torniamo anche oggi a parlare di zooerastia, ovvero la pratica di intraprendere attività sessuale con animali. E’ clinicamente considerata una perversione sessuale, ma dal punto di vista legale è un reato di maltrattamento. Lo spiegano le motivazioni della Cassazione, rese note ieri, circa la sentenza dello scorso dicembre con la quale era stato condannato un allevatore di Bolzano.
Ne avevamo già parlato (leggi: Zooerastia, sesso con animali: è reato di maltrattamenti) evidenziando anche come l’imputato avesse realizzato anche filmini hard con l’occasione! Si legge nel documento della Cassazione:
“…..usava anche mantenere cani a pensione, deliberatamente ometteva di curare gli animali di cui era custode, cagionandone in alcuni casi addirittura la morte per fame o mancanza di cure mediche, e inoltre costringeva alcuni cani ad avere rapporti sessuali con donne.”
Anche se la specifica condotta non è prevista dalla nostra legislazione (a differenza della Francia, non abbiamo cioè una legge che vieta ufficialmente la pratica sessuale con animali) la zooerastia è stata di fatto inserita così tra i reati di maltrattamento degli animali. L’uomo ha sempre cercato di difendersi, evidenziando come di base non vi fosse alcuna intenzione di provocare lesioni ai propri animali e che nessuno di questi fosse morto o incappato in sofferenze. Ma tale tesi non è stata accettata nei vari gradi di giudizio perché, come è stato rilevato, il reato di maltrattamento e lesioni non deve necessariamente provocare morte, malattia o lesione fisica per essere considerato tale. La zooerastia non è moralmente accettabile, la sua pratica non è necessaria ed è riprovevole, fortemente contraria all’etologia, alle leggi biologiche. E va considerata come reato di maltrattamento.
Si tratta di un innovativo ed importante modo di vedere dal punto di vista legale che, secondo la LAV (denunciante e parte civile) potrà essere ampliato anche ad altri casi di maltrattamenti. Tutti gli animai oggetto del contenzioso legale sono stati a suo tempo posti sotto sequestro e dati in affidamento. Ora potranno rimanere con le famiglie che li hanno accolti. Finalmente salvi. La condanna dell’uomo? Scarsa a pare nostro: per 3 anni l’uomo non potrà più allevare, trasportare o commercializzare in alcun modo animali. Purtroppo tutto qui.
Fonte: Lav
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