Ancora un caso di animali finiti nel mirino di uomini senza scrupoli, utilizzati soltanto per ottenere un guadagno di natura economica e privati del loro habitat naturale e del loro diritto a vivere liberi in mezzo alla natura. Questa volta, però, i procioni protagonisti della storia, chissà quanti in realtà, sono diventati oltre trecento pellicce e capi di abbigliamento che sono stati sequestrati dal Corpo Forestale durante una operazione coordinata dalla sezione investigativa Cites di Roma. Quest’ultima costituisce un vero e proprio organo di difesa che riguarda la Convenzione sul controllo del commercio internazionale delle specie animali e vegetali selvatiche, minacciate di estinzione. I pezzi pronti alla vendita provenivano dalla Cina e stavano per essere immessi sul mercato.
Il controllo è avvenuto presso una azienda di Città Sant’Angelo, in provincia di Pescara e gli agenti del servizio Cites della zona hanno scoperto l’esistenza di pellicce di “Procyon lotor”, cioè i deliziosi procioni e orsetti lavatori che incuriosiscono tutti con i loro occhioni dolci. Con la loro pelliccia sono stati realizzati dei capi di abbigliamento che hanno prontamente sequestrato. Provenienti dalla Cina, non possedevano nessuna delle documentazioni indispensabili per accertarne non solo la provenienza, ma soprattutto la loro produzione in maniera legale.
All’interno della struttura, quindi, sono state registrate delle irregolarità e sono partiti i controlli pure nella sede legale della società a Lucera, in provincia di Foggia, come riportato anche sul sito dell’Ansa che ha reso nota la vicenda. Dopo i cento prodotti rinvenuti in provincia di Pescara, qui gli agenti del Servizio Cites di Bari, hanno trovato altre 230 pellicce, ancora prive di qualunque informazioni sulla loro realizzazione ma sempre di origine cinese. I titolari dell’azienda, ovviamente, sono stati denunciati per aver immesso su territorio italiano vestiti che non hanno rispettato le norme comunitarie e rischiano fino ad un anno di carcere.
foto di: harlock70