I rettili e gli anfibi sono creature meravigliose, e sempre più frequentemente vengono scelti come animali da compagnia, tuttavia non altrettanto spesso c’è un’adeguata informazione sulle caratteristiche della specie scelta e questo può comportare una serie di patologie causate proprio da una cattiva gestione, tra cui la malattia osseo metabolica, termine che comprende una serie di patologie quali l’iperparatiroidismo, il rachitismo, l’osteoporosi, ecc.
Malattia osseo metabolica: cause
La malattia osseo metabolica è molto diffusa nei rettili erbivori (ad es. l’iguana o le tartarughe) e negli anfibi, ed è correlata al metabolismo del calcio. Le cause più frequenti sono:
- carenza di calcio nella dieta
- carenza di vitamina D
- carenze proteiche
- carenza o esposizione insufficiente ai raggi UVA e UVB
- eccesso di fosforo nella dieta
- sindromi da malassorbimento
- presenza nella dieta di sostanze che influiscono sull’assorbimento del calcio
- patologie a carico di reni, fegato, tiroide
Malattia osseo metabolica: sintomi
- Rigonfiamenti a livello della colonna vertebrale e ossa lunghe
- Tremori muscolari
- Movimenti a scatto
- Fratture ossee
- Debolezza (accompagna talvolta da paralisi)
- Inarcamento della colonna vertebrale
- Presenza di tessuto fibroso
- Zoppie
- Rammollimento e rigonfiamento bilaterale della mandibola
- Anoressia
- Letargia
- Costipazione
Per accertarsi che l’animale sia affetto dalla malattia osseo metabolica è necessario recarsi dal veterinario, che effettuerà la diagnosi in base alla sintomatologia e all’esame clinico. Talvolta può essere utile ricorrere anche alla radiografia.
Malattia osseo metabolica: cura
La cura della malattia osseo metabolica varia secondo la gravità della stessa. Nei casi meno gravi è sufficiente correggere la dieta e migliorare le condizioni di stabulazione. Nei casi più gravi, invece, occorre somministrare dei supplementi di calcio e di vitamina D. Può essere utile in alcuni casi la somministrazione di calcitionina (ormoni che regolano il calcio), ma solo dopo che l’esito degli esami del sangue ne abbia accertato un’effettiva carenza o un eccesso del paratormone (un suo antagonista).
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