Se il vostro cane è diventato inappetente, rigurgita spesso, perde peso, si lamenta quando mangia e dimostra una sensazione di malessere generalizzo, potrebbe essere affetto da reflusso gastroesofageo. Questo disturbo, come sappiamo per conoscenza diretta anche noi esseri umani, può provocare bruciore alla gola, allo stomaco e finanche delle pericolose e dolorose ulcere. In caso di dubbio è quindi importante portare il cane dal veterinario per una valutazione diretta. Vediamo insieme come si può fare la diagnosi e quali terapie adottare per guarire il nostro fedele amico a quattro zampe.
La diagnosi del reflusso gastroesofageo nel cane
In realtà la diagnosi non è semplice perché non c’è un qualcosa di visibile esternamente ad occhio nudo o individuabile con la palpazione. In genere il veterinario, valutato l’insieme dei sintomi da reflusso e le generali condizioni di salute del cane, può procedere con un indagine diagnostica piuttosto invasiva, ma necessaria: l’esofagogastroscopia, ovvero una procedura endoscopica. Questa con l’ausilio di una telecamera va a valutare le eventuali alterazioni delle mucose interne, la presenza di esofagite (infiammazione dell’esofago), muco, lesioni o sanguinamento.
In questo modo è possibile stabilire la causa precisa della sintomatologia che il cane presenta, essenzialmente dovuta a un rilassamento dello sfintere esofageo o da un’ernia iatale. Questa valutazione clinica permette anche di escludere altre condizioni gravi: tumore dell’esofago, ingestione di una sostanza caustica o di un corpo estraneo, problemi del cavo orale o dell’esofago stesso (come nel caso del cosiddetto “megaesofago” in cui i muscoli non funzionano correttamente e non permettono di far scendere adeguatamente il cibo nello stomaco).
Cura per il reflusso gastroesofageo del cane
Come nel caso del reflusso gastroesofageo dell’essere umano, anche nel cane la terapia dipende dalla causa. Nella maggior parte dei casi si può comunque sempre praticare a casa. Si inizia con una migliore alimentazione: cibi a basso contenuto di grassi e proteine (queste ultime stimolano la produzione di acidi gastrici, mentre i grassi alimentari incidono negativamente sulla capacità dei muscoli esofagei di contrarsi per non lasciar tornare indietro tali fluidi). Spesso sono utili dei farmaci (procinetici gastrointestinali o di protezione delle mucose).
Il tutto va concordato con il veterinario che suggerirà anche un monitoraggio della situazione, per vedere se effettivamente i sintomi dolorosi del reflusso gastroesofageo e della sopravvenuta esofagite eventuale scompaiono. Se questo non accade può essere necessaria una nuova indagine endoscopica. Per il resto, il nuovo regime alimentare iniziato va mantenuto: è un’ottima forma di prevenzione ed evita le ricadute.
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