Sette nuove specie di rane sono state scoperte in Madagascar. La cosa divertente? Sono state denominate tutte quante utilizzando nomi dei personaggi di Star Trek.
Le nuove sette rane e gli eroi di Star trek
Il 2024 verrà ricordato senza dubbio, a livello scientifico, per il gran numero di rane “nuove” scoperte dagli scienziati. Il fatto che siano stati utilizzati nomi relativi a Star Trek rende il tutto ancora più emozionante. I sette nuovi anfibi, presentati sulla rivista di settore Vertebrate Zoology, sono state battezzate con i nomi di altrettanti personaggi iconici nell’universo di Star Trek.
Gli anfibi scoperti appartengono al genere Boophis, considerato endemico in Madagascar. E presentante delle vocalizzazioni più vicine a quelli degli uccelli piuttosto che al gracidio degli anfibi presenti alle nostre latitudini. E proprio per questa tipologia di richiamo che è stato scelto di trarre i nomi dai personaggi della mitica serie fantascientifica. Questo infatti ricorda moltissimo i suoni presenti in Star Trek.
Parliamo di richiami che queste rane, soprattutto gli esemplari maschi, utilizzano nel corso della stagione dell’amore o per marcare il territorio o per colpire le femmine. Gli esemplari di questo genere assomigliano molto alle raganelle, con le quali hanno in comune anche le abitudini arboricole. Le nuove rane scoperte posseggono infatti arti posteriori lunghi, polpastrelli delle dita molto grandi e occhi molto estesi a tal punto d’essere denominate bright eyed frogs, traducibile in rane dagli occhi luminosi.
Biodiversità unica in Madagascar
Quali personaggi sono stati utilizzati per dare loro il nome? È presto detto: Sisko, Burnham, Janeway, Pike, Picard e Kirk. Sebbene molti di questi anfibi popolino aree già note e accessibili, alcuni di questi sono presenti solo in piccole parti remote delle foreste o in cima ai monti. Una delle ragioni per le quali, tra l’altro, la loro scoperta è avvenuta solo ora.
La scelta di nominarle seguendo Star Trek è senza dubbio legata ad alcune loro caratteristiche. E al fatto che per trovarle si è dovuto dar vita a spedizioni molto faticose e lunghe. Ma si tratta anche di un semplice espediente per rendere noto il lavoro degli scienziati e le condizioni drammatiche della biodiversità unica del Madagascar.
Quest’isola contiene al suo interno in pratica il 9% di tutte le specie presenti a livello globale. E negli ultimi 10 anni, il gruppo fotone di quest’ultima scoperta è stato in grado di rilevare e descrivere almeno 100 nuove specie. Scoperte come queste possono essere in grado di attirare l’attenzione sulla necessità di preservare simili habitat dall’azione umana e dai cambiamenti climatici.