L’OIE (Organizzazione Mondiale della Sanità Animale) dice basta alla rabbia, una zoonosi (ovvero una malattia che si trasmette anche agli esseri umani) che ancora non è stata del tutto debellata, neppure nel nostro Paese. Lo fa partecipando alla Conferenza mondiale per il Controllo della Rabbia in corso in questi giorni a Seoul, in Korea. Questa malattia, tra le più antiche che si conoscano, uccide ogni anno 50.000 persone, soprattutto bambini. La prevenzione e dunque in primis la vaccinazione, è la principale arma a disposizione.
Purtroppo però la maggior parte delle risorse economiche nei paesi in cui questa zoonosi è endemica è impiegata per curare gli esseri umani contagiati: quasi sempre da cani randagi o domestici, attraverso un morso, non da animali rari e difficili da incontrare sul proprio cammino. E’ chiaro che mirare ad una maggiore tutela della salute degli animali è l’obiettivo a cui devono tendere tutte le parti interessate. I casi di rabbia animale (ed umana) si possono ridurre solo con un’intensa campagna di vaccinazione nei randagi e attraverso il controllo della popolazione canina.
Ricordiamo che la rabbia è una malattia causata da un virus (famiglia dei rabdovirus, genere Lyssavirus) che si trasmette attraverso la saliva di animali malati, essenzialmente dunque con morsicature. Il cane (per la diffusione urbana) e la volpe (per il ciclo selvatico) rappresentano i maggiori vettori di infezione (ma non sono i soli). La malattia comporta un’encefalite, dai sintomi neurologici terribili: aggressività, alterazioni del normale comportamento, difficoltà di deambulazione, paralisi e spesso purtroppo un esito infausto.
In Italia una nuova epidemia di rabbia animale si è diffusa nel corso del 2009 e 2010 in Friuli Venezia Giulia ed in Veneto, i casi più recenti sono invece stati riscontrati nella provincia di autonoma di Trento. Colpite essenzialmente le volpi (ma anche caprioli e tassi) ed alcuni animali domestici (cani, gatti, un cavallo ed un asino). Da qui le manovre preventive di vaccinazione antirabbica obbligatoria per chi si reca col proprio pet in queste aree a rischio (oltre che all’estero) oltre che la vaccinazione delle volpi tramite esche. Anche e soprattutto se viaggiate all’estero con il vostro cane, parlatene col veterinario.
[Fonte: Oie; Ministero salute]
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