Con questo piano ribadiamo che non servono abbattimenti, ma una strategia, che abbiamo delineato in 22 azioni.
Queste le parole del Ministro dell’Ambiente Sergio Costa in occasione della presentazione del nuovo Piano di conservazione e gestione del lupo.
Un documento, quello presentato dal Ministro, di 55 pagine, redatto dopo consultazioni con Regioni, Province Autonome, Ispra e portatori di interesse, che non solo aggiorna al 2017-2018 la stima della distribuzione della popolazione di lupo sulle Alpi confermando l’aumento nella cifra totale di 1.580 animali in media, ma sostituisce anche il piano in vigore del 2002.
Si punta pertanto alla conservazione della biodiversità e a “minimizzare il suo impatto sulle attività dell’uomo”: il nuovo piano, fortunatamente, non prevede uccisioni, “abbattimenti controllati” che erano previsti nel precedente piano del 2017 e che avevano provocato accese polemiche e proteste di cittadini e ambientalisti fino ad arrivare al congelamento della Conferenza-Stato-Regioni.
Viene definitivamente esclusa la riapertura della caccia, ma restano valide tutte le altre misure per consentire la convivenza fra i lupi e il bestiame.
Resta esclusa dal piano lupo la riapertura della caccia, ma restano attive tutte le altre misure per consentire la convivenza fra lupi e bestiame.
Intanto i dati confermano che nell’arco di tre anni si è quasi triplicata in tre anni la presenza dei lupi sulle Alpi: nel lasso di tempo del 2017-2018, la stima del numero minimo in ogni provincia è di 293 individui rispetto ai 100-130 del 2015. Nel dettaglio la popolazione appenninica è stata stimata attraverso un metodo deduttivo ed è pari a quella del 2015 cioè 1.580 animali in media considerando tra un minimo di 1.070 e un massimo di 2.472.
PIANO LUPO, NO AGLI ABBATTIMENTI CONTROLLATI, SI’ ALLE MITIGAZIONI
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