PETA (People for the Ethical Treatment of Animals), scende in campo con una nuova campagna provocatoria, per contrastare una delle usanze più radicate della tradizione americana: il Giorno del Ringraziamento. Ogni anno, infatti, per festeggiare questa ricorrenza, che risale al 1621, in America vengono uccisi milioni di tacchini. Ma l’associazione non ci sta e si unisce al coro di proteste di molti animalisti e vegetariani.
L’associazione americana, infatti, ha deciso di combattere la sua battaglia con dei cartelloni pubblicitari alquanto provocatori, in cui troneggia uno strano animale, con il corpo di tacchino e la testa di cane, accompagnato da una domanda-slogan rivolta ai bambini: “Kids: If You Wouldn’t Eat Your Dog, Why Eat a Turkey?”, ovvero, bambini, non mangereste mai il vostro cane, allora perché mangiare un tacchino?.
Ed è proprio sulle nuove generazione che l’associazione concentra tutti i suoi sforzi, per una rivoluzione culturale e gastronomica che possa cambiare le abitudini alimentari e sostituire il menù della tradizione con un menù vegetariano. Come spiega il vice presidente di PETA, Tracy Reiman:
I bambini adorano gli animali e se capissero che un tacchino sente il dolore e la paura tanto quanto un cane o un gatto, scambierebbero le loro cosce di tacchino con quelle del Tofurky (una marca che produce una versione vegetale del tacchino, ndr) in un batter d’occhio. Durante questo Giorno del Ringraziamento le famiglie americane potrebbero donare agli animali qualcosa per essere grati all’uomo, scegliendo deliziosi menù vegani.
Il Giorno del Ringraziamento, infatti, per quanto sia una festa prettamente contadina, inventata dai Padri Pellegrini per celebrare i primi raccolti ottenuti nelle nuove terre americane, oggi comporta l’uccisione di oltre 40 milioni di tacchini e forse non sarebbe male cambiare abitudini, cercando un’alternativa altrettanto buona per dire grazie al proprio dio. Come recita lo spot televisivo di Peta: In questo Giorno del Ringraziamento, ringrazia di non essere un tacchino”.
Foto Credit: PETA
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