A Firenze è stato avviato uno studio pilota che vede protagonisti una ventina di pazienti affetti da connettivite e artrite e 3 splendidi Golden Retriever, Baloo, Maso e Dax. Il progetto, avviato a gennaio nel reparto day hospital di reumatologia dell’Azienda ospedaliero universitaria Careggi, si propone di valutare l’efficacia della pet therapy in un ambito medico mai testato fino ad ora.
La pet therapy, dunque, potrebbe rivelarsi utile anche in ambito reumatologico, sia in termini di miglioramento dell’umore che della mobilità. A seguire e valutare il progetto un gruppo multidisciplinare composto da medici, psicologi, infermieri, fisioterapisti, veterinari oltre ai conduttori dei cani. Come hanno spiegato gli esperti:
L’approccio con il paziente è prevalentemente di tipo emotivo e basato sulla relazione, la spontaneità ed il piacere fra il paziente e l’animale: il cane ha la funzione di “sciogliere il ghiaccio”, aiutando il paziente ad abbassare le proprie barriere emotive e incoraggiarlo ad affrontare nuove terapie e nuovi percorsi di vita.
L’interazione servirà anche a misurare, attraverso test ad hoc, diversi aspetti della sfera emotiva come la riduzione dell’ansia, l’integrazione sociale e la qualità di vita. La seconda parte dello studio ha invece come obiettivo la valutazione della mobilità degli arti superiori.
Il rapporto uomo-cane, è oramai un dato di fatto, ha grandissime potenzialità e non mi stupisce che la pet therapy, già utilizzata per i bambini autistici e disabili e come supporto per gli anziani, si faccia strada anche in altri ambiti medici. Ancora una volta i nostri amici a 4 zampe si rivelano risorse preziose.
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