I problemi di stomaco nel gatto non sono così rari come si crede. Di tanto in tanto, infatti, può accadere che il micio di casa vomiti. Gli esperti considerano normale per un gatto vomitare da 2 a 3 volte al mese. Le cause possono essere diverse, ad esempio se ha mangiato qualcosa di sgradevole o troppo e troppo in fretta, o se si è messo a giocare subito dopo il pasto. Chiaramente, il vomito può essere anche la spia di disturbi gastrointestinali più seri o di malattie. Alcune razze, poi, in modo particolare quelle a pelo lungo come i Persiani, sono particolarmente soggetti a problemi di vomito a causa dell’ingestione di pelo, anche se per evitarlo basta spazzolarlo spesso, soprattutto durante la muta, e somministragli regolarmente un prodotto lassativo per non incorrere nelle ostruzioni da grumi di pelo.
Le cause più frequenti per cui il gatto vomita possono essere:
- Cambio di dieta (se il passaggio dal cibo umido a quello secco e viceversa non è graduale)
- Intolleranza alimentare
- Corpi estranei nell’intestino
- Ostruzione intestinale
- Infezioni batteriche e virali del tratto gastrointestinale
- Parassiti intestinali
- Insufficienza renale
- Malattie del fegato
- Ingestione di sostanze tossiche o di veleni
- Pancreatite
- Gastrite
- Colite
Capire precisamente perché il gatto vomita non è così facile, e per arrivare ad una diagnosi corretta è molto importante considerare una serie di fattori, in primis le circostanze in cui si presenta il vomito e la frequenza. In genere, se il micio vomita solo una volta e poi riprende a mangiare regolarmene e ad avere movimenti intestinali normali, molto probabilmente si è trattato di un caso isolato.
Tuttavia, è necessario consultare subito il veterinario, che potrà effettuare una serie di esami per arrivare ad una diagnosi, e stabilire una terapia adeguata, se il vomito persiste ed è accompagnato da sintomi quali:
- Disidratazione
- Perdita dell’appetito
- Dimagrimento
- Diarrea
- Presenza di sangue nel vomito
- Letargia
Via|Ambulatorio Veterinario Avanzi-Mori; Photo Credits|Magnus Bråth su Flickr