Guerra aperta a chi importa, esporta o commercializza pellicce contenenti pelo di cane o gatto. E’ quanto conferma la Lav, da sempre in prima linea nella difesa degli animali, la quale ha annunciato che sono in arrivo nuove e più severe norme che non faranno sconti a nessuno dei trasgressori. E’, infatti, entrato in vigore il decreto legge in materia di “disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni comunitarie che vietano la commercializzazione, l’importazione nella Comunità e l’esportazione fuori dalla Comunità di pellicce di cane e di gatto e prodotti che le contengono“.
Tempi duri per coloro che a prezzi più o meno stracciati convincevano gli ignari acquirenti di proporre roba di alta qualità o anche per coloro che pur sapendo che stanno per indossare un capo che ha causato la sofferenza di creature indifese, scelgono lo stesso di impiegare così i propri soldi. Un piccolo successo che ha reso felici anche i vertici della stessa Lav e che dovrebbe fungere da deterrente per chi non ha scrupoli ad uccidere animali pur di guadagnare del denaro.
Nello specifico, la Legge italiana, ha recepito la direttiva Comunitaria e ha deciso di calcare la mano, a giusta causa, sulle pene da infliggere per coloro che non rispettano le norme di civile coabitazione con le altre specie, in particolare in questo caso quelle domestiche. “Chi privato cittadino a azienda– ha scritto la Lega Antivivisezione – dovesse essere coinvolto in tali attività sarà punito con l’arresto da tre mesi ad un anno o con una ammenda da 5mila a 100mila euro, oltre alla confisca e distruzione del materiale a proprie spese“. E’ acambiata pure la denominazione precedente per indicare le specie in questione e in Italia da “canis familiaris, adesso verrà utilizzato “canis lupus familiaris”, che ha una maggiore precisione di terminologia a livello scientifico. Allo stesso modo “felis catus”, diventa “felis silvestris“che così va ad indicare pure parecchie sottospecie.
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