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Pangolino asiatico, scoperta nuova specie

È stata scoperta una nuova specie di pangolino asiatico, chiamata Manis indoburmanica per via del luogo nel quale si sarebbe sviluppata. Scopriamo insieme qual è la sua particolarità.

Cosa sappiamo della nuova specie di pangolino asiatico

Il nuovo tipo di pangolino asiatico è stato scoperto da un gruppo di scienziati dello Zoological Survey of India. Mentre la sua descrizione è stata pubblicata sulla rivista di settore Mammalian Biology. Attenzione, si tratta di una scoperta avvenuta attraverso nell’esame del DNA. Ciò non toglie che si tratti comunque della scoperta di un elemento molto rilevante nella storia dell’evoluzione di questo tipo di mammifero.

Non dobbiamo infatti dimenticare che il pangolino asiatico e i suoi simili sono tra gli animali più trafficati al mondo illegalmente. E di conseguenza potenzialmente a rischio estinzione. A quanto pare, questa nuova specie di pangolino asiatico si è separata dalla linea evolutiva cinese (Manis pentadactyla) circa 3,4 milioni di anni fa.

Parliamo di un’era nella quale soprattutto nella regione indobirmana erano, secondo le ricostruzioni eseguite, in atto cambiamenti geoclimatici molto importanti. Gli scienziati sottolineano come questa scoperta metta in luce la necessità di salvare e proteggere in modo più adeguato tutte le specie di pangolino asiatico presenti sul territorio.

Soprattutto perchè ha consentito di eseguire una ulteriore distinzione per quel che riguarda questi animali, aumentando la conoscenza che abbiamo su di loro. I pangolini sono una delle specie più minacciate attualmente esistenti dato che fanno gola sia la loro carne che le loro scaglie, composte di cheratina. Queste sono ampiamente utilizzate nella medicina tradizionale cinese e  vietnamita anche se non posseggono alcuna capacità curativa.

Necessità di salvaguardare gli esemplari

Parliamo di una specie suddivisa in due grandi gruppi: quelli asiatici e quelli africani. Con questa ulteriore distinzione è possibile arrivare a nove specie. Curiosità: ve ne sarebbe anche un’altra potenziale  nominata al momento Manis Misterya che, identificata sempre nel 2023 partendo dal DNA, non ha però ritrovato riscontro o accettazione piena.

È evidente che, a prescindere da tutto, parliamo di mammiferi che necessitano di essere preservati affinché la loro biodiversità possa sopravvivere nel tempo. Sono troppe le minacce che ne mettono a dura prova la sopravvivenza, sia in oriente che nel continente africano.

Scoperte come questa possono rinnovare l’attenzione sullo specifico animale, riuscendo a stimolare ancora di più organizzazioni e governi nella sua difesa. Un fattore questo importante da non sottovalutare, soprattutto se si vuole fermarne la potenziale estinzione. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che studi come questi dimostrano come alcuni animali siano delle vere e proprie rarità che dobbiamo proteggere a ogni costo.

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