L’alimentazione del cane anziano

alimentazione cane anziano

Come gli umani, anche i cani invecchiano, e proprio come noi, necessitano di un’alimentazione appropriata. Nel processo d’invecchiamento si assiste al declinare dell’attività di molti organi preziosi, responsabili dell’assimilazione e dell’impiego degli alimenti: i fegato, i reni, i muscoli e le varie cellule non hanno più le stese funzioni fisiologiche, inoltre, la vita sedentaria favorisce l’obesità che può costituire un vero problema.

I principi fondamentali del nutrimento saranno quindi incentrati sulla riduzione delle calorie, il rigoroso equilibrio delle razioni e l’adeguamento ai bisogni di minerali e di vitamine. Bisognerà diminuire i grassi, e dare la preferenza agli oli vegetali, più ricchi di acidi grassi non saturi. Le necessarie proteine saranno fornite dalle carni scelte in base alla loro digeribilità; per evitare un affaticamento dei reni, il cane dovrà essere abituato alle carni bianche, e per facilitare la digestione aggiungete al cibo delle verdure.

Gli animali ed i mezzi pubblici: regole e divieti

canetreno

Spostarsi con i mezzi pubblici accompagnati dai nostri amici a quattro zampe oggi non è più un problema: è infatti consentito il trasporto degli animali su bus, treni, aerei e ogni altro mezzo, seppur con delle regole da seguire.

In treno è consentito il trasporto dell’animale: le norme fanno unicamente riferimento alle dimensioni dello stesso. Se infatti il cane è di piccola taglia il trasporto è gratuito e devono essere custoditi negli appositi trasportini, oppure possono anche rimanere liberi purchè si tratti di un treno con scompartimento (in tal caso il cane deve pagare un biglietto ridotto del 40% e ci deve essere anche il consenso delle altre persone che si trovano a bordo in quale momento).

Per i cani di grossa taglia invece la questione è più complessa: devono essere tenuti al guinzaglio, muniti di museruola e devono pagare il biglietto ridotto del 50%. Una regola di Trenitalia prevede che in caso di cane agitato o senza museruola/guinzaglio, il proprietario deve acquistare l’intero scompartimento!

La lettiera: io, il gatto, il compromesso

lettiera gattoI gatti domestici sono piuttosto schizzinosi quando si tratta della lettiera. Ecco perchè, onde evitare di incorrere in brutte sorprese e ritrovarsi con spiacevoli ricordini negli angoli di casa, è bene tenere a mente alcuni concetti sulle preferenze dei nostri amici a quattro zampe. E soprattutto renderci conto che sono diverse, se non opposte, alle nostre.

Dove posizionare la lettiera?
Io: in un posto nascosto, lontano da me e dai miei ospiti, dove non possono raggiungermi sgradevoli odori. Perchè non sulle scale, in cantina, all’ultimo piano? Magari sì, potrebbe star bene vicino alla lavatrice o alla caldaia, sul cemento, così anche se fuoriesce della sabbia non mi rovina la moquette. Ora provo a metterla qui, se non mi trovo bene la sposto, provo in ogni dove finchè non sarò soddisfatta. Le ciotole di acqua e cibo e la sua cesta le metto vicine alla lettiera così tutti gli accessori del gatto non saranno sparsi per casa ma concentrati in un solo posto.
Il gatto: odio i rumori forti mentre sto cercando di fare i miei bisognini. Mi spaventano, mi deconcentrano. Questo non è un luogo in cui mi sento al sicuro e protetto da sguardi indiscreti. E poi devo fare tutte queste scale per raggiungerla. Questo pavimento è freddo come il ghiaccio. Oddio, e ora dov’è? L’hanno spostata? Va bene, la faccio dove mi trovo.
Che schifo, devo mangiare, bere e dormire vicino al bagno, saranno intelligenti i miei padroni!
Il compromesso: la lettiera deve essere posizionata in un luogo che offra al nostro gatto un po’ di privacy, ma anche in un posto accessibile. Se la posizioniamo in bagno o sul balcone, per limitare gli odori sarà sufficiente installare una porta basculante. Evitiamo che il gatto debba farsi tante rampe di scale per raggiungerla. E se la posizioniamo sul cemento, utilizziamo un tappetino sottostante per evitare che il micio stia a contatto con il pavimento gelido. E… lontana da caldaie, lavatrici, allarmi e altri rumori improvvisi. Se resta traumatizzato la prima volta, è quasi certo che non ci tornerà e sceglierà altri luoghi per i suoi bisogni. Inoltre, ciotole e cesta vanno posizionate lontane dal bagno. Voi mangereste a fianco del water?

Una simpatica canaglia: il Beagle!

beagleEh si, musino simpatico e un po’ irriverente, posa da cane da caccia un tantino fanfarone, atteggiamento da presa in giro, è lui, una delle razze di moda degli ultimi anni, lord inglese, cane elisabettiano: il Beagle.

La razza nasce in Gran Bretagna, inizialmente si pensava durante il periodo elisabettiano, invece sembra che il Beagle sia antecedente a quel periodo di circa 5 secoli. Esistevano due segugi differenti: quelli più grossi, chiamati Buck Hounds, che cacciavano i cervi, e quelli di taglia minore, ovvero i Beagle, utilizzati per la caccia alla lepre e ai conigli, e in seguito anche per la caccia alla volpe.  Negli anni ’50 il Beagle è diventato il cane da compagnia per eccellenza negli Stati Uniti. In realtà il simpatico cagnolino è arrivato in America già alla fine del 1800. Diventò molto di moda il beagling, ovvero la caccia alle velocissime lepri, meno costosa e più divertente della caccia alla volpe. Il Beagle quindi entrò nelle famiglie dei cacciatori, e il suo dolce tartufo, le orecchie penzolanti e gli occhi sporgenti e vispi, poco alla volta conquistarono intere famiglie, rendendolo così il cane da compagnia numero uno.

Trovate un animale smarrito? Ecco cosa si deve fare

animali smarriti

Trovare un animale smarrito è un caso che può capitare, sia in città  che in campagna. Trovate un cane o un gatto con un’aria infelice e sconvolta, ascoltate il vostro buon cuore, e ve lo portate a casa a casa; l’animale è simpatico, dolce e affettuoso e decidete di tenerlo: attenzione, potrebbe essere un reato!

È infatti possibile che l’animale sia di proprietà  altrui, e dovrete assicurarvi, prima di tutto che sia veramente abbandonato, e non semplicemente perduto o scappato; se si tratta di un cane è facile accertarsene se porta la targhetta di identità, oppure se ha nella parte interna delle orecchie o delle cosce, un tatuaggio. Un indirizzo può essere inciso sulla medaglia o sul collare, e se c’è un tatuaggio, questo può permettervi di rintracciare il proprietario, telefonando all’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana.

Nel caso di un gatto è più difficile, perché il gatto è identificabile solo attraverso il libretto veterinario; bisognerà allora scorrere le inserzioni sui giornali, oppure guardarsi attorno sul quartiere: sui muri si trovano talvolta esposti avvisi di smarrimento. Sarebbe opportuno anche telefonare al commissariato, chiedendo di prendere nota della vostra segnalazione.

Il microchip è obbligatorio per il riconoscimento dei cani

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Dal primo gennaio del 2005 il microchip per il riconoscimento degli animali è diventato obbligatorio in tutta Italia: il vecchio tatuaggio è andato finalmente in pensione. Il tatuaggio infatti, oltre ad essere una pratica dolorosa per l’animale, sbiadiva facilmente e in molti casi diventava assolutamente illeggibile.

Il microchip, che deve essere impiantato ai soli cani di età superiore ai due mesi, consiste in un chip impiantato sotto la pelle, alla base del collo, fra le scapole sulla linea dorsale: la fissazione avviene grazie ai tessuti della pelle, che imprigionano il chip impedendogli di spostarsi. Nello specifico il microchip ha una dimensione esterna di circa 11 millimetri di lunghezza e 2 millimetri di diametro ed è contenuto in un ago monouso.

Il microchip dovrà essere impiantato unicamente da personale veterinario pubblico o liberi professionisti abilitati: ad ogni chip corrisponde un codice di registrazione all’anagrafe canina. In tutti i casi in cui viene ritenuto opportuno, il veterinario potrà grazie ad un lettore, leggere il numero di serie del microchip e rintracciare facilmente il proprietario.

Pet therapy, una cura a quattro zampe

pet therapyUn sempre maggior numero di esperti e ricercatori provenienti dalle università di tutto il mondo concorda sulle proprietà terapeutiche degli animali domestici. Una cura a quattro zampe sembra un valido supporto per numerose patologie e in molti casi è capace di accelerare sostanzialmente il processo di guarigione nel modo più naturale possibile: aiutando a mantenere il buon umore nei pazienti e alleviando ansia e paure.

Cani e gatti vengono già da tempo impiegati negli istituti psichiatrici, negli ospedali, nelle case di riposo per anziani, con i bambini autistici, nelle carceri, o più semplicemente vengono affiancati a chi soffre di depressione. Ma quali sono i benefici dell’utilizzo della pet therapy? Primo tra tutti, avere un animale domestico al proprio fianco combatte il nemico numero uno delle persone molto avanti con gli anni: la solitudine.

Il tempo e la memoria secondo i nostri piccoli amici

mouse in a glassUna ricerca canadese effettuata nell’Università del Western Ontario da William Roberts, pare abbia stabilito che solo l’uomo ha la percezione dello scorrere del tempo, del passare delle ore, dei mesi e degli anni. Insomma, sembra che questa ricerca abbia dato una risposta alla domanda che molti si sono sempre posti, ovvero cosa ricordano gli animali e perchè ci sembra che loro ricordino perfettamente tutto quando gli studiosi hanno sempre affermato i limiti del loro cervello e della loro percezione.

Roberts ha effettuato i suoi studi con degli esperiementi sui roditori, lasciandoli liberi in un labirinto e ponendo davanti al loro cammino formaggio, cibo sgradevole, trappole. E’ arrivato alla conclusione che la loro memoria, come quella degli altri animali, non si rifaceva al tempo, ma solo alle esperienze acquisite. In pratica gli animali non sono in grado di ricordare quanto tempo prima ci sia stato un tale evento, ma tramite associazioni imparano dal loro vissuto e così non ripetono gli errori e cercano di ripetere invece le esperienze piacevoli. Questo tipo di memoria è stata definita episodica.

Il gatto Siamese: caratterisiche e comportamento

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Il gatto Siamese è originario della Tailandia, dove era un animale particolarmente apprezzato: basti pensare che veniva protetto nei templi, poteva abitare solo presso le famiglie reali e veniva dato in dono agli stranieri che giungevano per le missioni diplomatiche. I primi esemplari di Siamesi arrivarono in Europa nel 1871 per essere esposti ad una fiera felina di Londra, nella quale non ricevettero particolari apprezzamenti a causa della loro fisionomia inconsueta.

I Siamesi sono i gatti più aristocratici: possiedono un corpo snello e affusolato, il mantello sfumato e i caratteristici occhi blu a mandorla; hanno zampe lunghe e sottili, ed il pelo corto e chiaro su tutto il corpo, con aree più scure sul muso, sulle orecchie, sulle zampe e sulla coda. Il mantello dei gatti Siamesi richiede molte cure: va pulito tutti i giorni con un panno morbido per togliere il pelo morto e mantenerlo lucido.

Il passaporto per cani e gatti, adesso è obbligatorio

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Dal primo ottobre del 2004 è obbligatorio, per chi viaggia o ha necessità di spostarsi con cani, gatti o furetti al seguito, il passaporto per i nostri amici animali: tale obbligo è stato sancito da un Regolamento dell’Unione Europea , in particolare il numero 998/2003.

Le norme si riferiscono ai movimenti degli animali da compagnia tra gli Stati europei o in entrata da Paesi terzi: per ora sono esclusi dall’obbligo di tale documentazione gli animali destinati alla vendita o in caso di mero trasferimento di proprietà e sono esclusi anche gli animali tropicali, anfibi, rettili, conigli, uccelli e roditori.

Ma in cosa consiste il passaporto per animali? Innanzitutto consente l’identificazione dell’animale e del suo proprietario grazie al numero identificativo di microchip, elemento importante in caso di furto o smarrimento o di commissione di illecito. Inoltre sul passaporto vengono segnate le vaccinazioni effettuate o ogni altra notizia riguardante l’animale che sia ritenuta importante dalle autorità competenti.

Quello sguardo colpevole del cane…

sguardo colpevole cane fotoUn vaso rotto, un oggetto mancante ed ecco che subito corriamo a cercare il nostro amico a quattro zampe, che si aggira con aria sconsolata per casa. E quello sguardo colpevole non fa altro che confermare le nostre ipotesi: è lui il colpevole del misfatto. Ma ad intervenire in difesa degli occhioni colmi di pentimento del nostro cane è un recente studio condotto da Alexandra Horowitz, del Barnard College di New York, che ha svelato ben altre motivazioni che potrebbero spingere il nostro pet ad assumere un’espressione contrita. La ricerca, pubblicata sulla rivista Canine Behaviour and Cognition, potrebbe scagionare dalla punizione migliaia di cani innocenti.

La Horowitz è stata infatti in grado di dimostrare che la tendenza umana ad attribuire uno sguardo colpevole al cane non era dovuta al fatto che il cane fosse davvero colpevole. I proprietari a volte sono portati a interpretare erroneamente il linguaggio del corpo del loro cane, quando credono che questi abbia fatto qualcosa di sbagliato. Anche quando in realtà l’animale è del tutto innocente.

L’indissolubile intesa tra bambini e cani

cani bimbiTra tutti gli animali domestici il cane è stato quello che fin dai primi contatti con gli umani si è adattato meglio alla vita in comune, in modo attivo e partecipativo, a differenza degli animali da fattoria, come il cavallo, ad esempio, che vive in modo più indipendente e meno bisognoso di continua compagnia, o del gatto, che tutti sappiamo essere assolutamente autonomo e anche passivo nella vita casalinga. I cani non sono stati addomesticati, rinchiusi in recinti (vedi le mucche, le galline, i maiali, e qui potrebbe aprirsi una lunghissima parentesi sulla crudeltà di alcuni esseri umani), ma si è sviluppata un’intesa con l’uomo che li ha portati a dividere la casa, il cibo e quindi a stabilire una sorta di affetto reciproco. Il cane riconosce il suo padrone, lo segue, ne ha bisogno, vive una sua dimensione gerarchica e soffre se colui che aveva riconosciuto come capo branco viene a mancare.

Nelle famiglia il capo è solitamente una figura adulta, un genitore, o comunque sia un adolescente. I bambini vivono con i cani un’intesa silenziosa e quasi ancestrale, dettata innanzi tutto dal fatto che i cani conservano sempre un aspetto puerile, che permette questo tacito accordo che si divide tra gioco e affetto e che a volte stupisce noi adulti quando vediamo dei bambini piccoli non aver paura e giocare gioiosamente con dei cani di grossa taglia, come se fossero davvero due cuccioli.

Gerbilli: i roditori della steppa

gerbilli

I gerbilli sono dei piccoli mammiferi appartenenti all’ordine dei roditori, originari della steppa della Mongolia, dal corpo lungo circa 12 cm con una coda folta e pelosa lunga dai 6 ai 12 cm, anche se le femmine hanno dimensioni più piccole.

Le caratteristiche principali di questi piccoli animali sono le zampette posteriori molto forti e più lunghe di quelle anteriori che permettono ai roditori di saltare come dei piccoli canguri, e il fatto di essere dei provetti scavatori, anche sotterranei. La pelliccia dei gerbilli è piuttosto folta è può essere di diversi colori, anche se gli esemplari più diffusi hanno il pelo marrone o beige, nero, grigio e bianco con striature rossastre. L’aspetto lucido della pelliccia è dovuta da un olio, una sostanza emessa da una ghiandola posta sulla pancia.

Il loro aspetto gradevole, il comportamento vivace e la forte intelligenza, fanno sì che il gerbillo sia un perfetto animale domestico, soprattutto per chi ha poco tempo da dedicare ad un animale, in quanto questi piccoli roditori sono molto indipendenti. I gerbilli sono molto curiosi, se sentono un rumore ne sono attratti e vanno alla scoperta di questa “novità” inattesa; quando sono eccitati o spaventali si alzano sulle due zampe e sbattono i piedini a terra.

Maltrattamento sugli animali: cosa prevede la normativa

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Nel nostro Paese sono migliaia, ogni anno, i casi di maltrattamento e torture ai danni degli animali. Fino a pochi anni fa i responsabili di questi atti non erano perseguibili per legge e l’abbandono sembrava destinato a rimanere un atto impunito. La legge n. 189 del 20 luglio 2004, che si riferisce nello specifico al fenomeno del maltrattamento ed abbandono degli animali, ha sancito finalmente pene severe per tutti coloro che pongono in essere comportamenti illeciti, violenti, afflittivi nei confronti dei nostri amici a quattro zampe.

I principali cambiamenti rispetto alla precedente  disciplina riguardano l’inserimento di un titolo di reato autonomo, intitolato dei delitti contro il sentimento degli animali e l’elevazioni di sanzioni di un certo rilievo: le sevizie contro gli animali adesso sono un vero e proprio reato. Analizziamo ora le singole fattispecie di reato.

L’abbandono di animali è punito con arresto fino ad un anno e multa fino a 10mila euro, il maltrattamento, in particolare sevizie, lesioni, lavoro insopportabile, ogni altra crudeltà,  è punito con la reclusione da 3 a 18 mesi, tali pene vengono raddoppiate se deriva la morte dell’animale stesso.