In pochi mesi è il terzo caso di morte sospetta al SeaWorld, il parco di divertimento acquatico di San Antonio, in Texas, Usa. Sul piede di guerra, gli attivisti per i diritti degli animali tornano a scatenare la polemica sui parchi marini e sul matrattamento degli animali. Unna, una giovane orca di 18 anni, è morta la settimana scorsa, apparentemente per un’infezione fungina. Le orche potrebbero vivere fino a 100 anni, anche se l’aspettativa media di vita è di 30-50 anni, se lasciate nell’elemento naturale. Evidentemente questi giganti del mare non son fatti per vivere confinati in una vasca di cemento. In una petizione al SeaWorld si chiede che non ci siano più cetacei tenuti in cattività.
Prima, nel mese di luglio, c’è stata la morte di Stella, una balena appena nata, per complicazioni gastrointestinali; poi a novembre è seguita quella di un beluga di due anni. Ora il decesso dell’orca Unna, il terzo caso nel giro dell’ anno appena trascorso: lo stesso Chris Bellows, vicepresidente delle operazioni zoologiche del SeaWorld di Sant’Antonio, ha detto che è stato molto difficile riuscire a sapere qualcosa della morte dell’animale.
Scuse e condoglianze da parte dei responsabili del parco non bastano per chi come Giovanni Hargrove, un ex allenatore SeaWorld, ritiene sia malsano e innaturale che questi animali selvatici , troppo spesso accusati di essere assassini come nel caso dell’orca Tilikum, la madre di Unna (che nella sua più che trentennale vita in cattività al SeaWorld di Orlando in Florida ha ucciso tre persone tra cui la sua allenatrice nel 2010), siano ingabbiati in un parco, costretti a vivere in piscine di cemento, quando in natura percorrono ogni giorno molte miglia a nuoto.
Secondo SeaWorld, Unna è stata attaccata per mesi da un ceppo fungino resistente chiamato Candida, prima di soccombere. Ma Giovanni Hargrove sostiene che aveva testato la presenza di spore fungine almeno dal 2008 e che l’animale era ormai malato cronico. La società sembra aver mentito circa la frequenza delle infezioni da Candida nelle orche, sostenendo che sia comune nelle orche selvagge pure. Ma il dato è stato contestato dagli scienziati, a cominciare dal principale esperto di mammiferi marini, Naomi Rose, che dice che questo fungo è raro in orche libere e non le uccide se non siano fortemente stressate.
Ora Seaworld è più che mai nell’occhio del ciclone mediatico per via della brevità della vita delle orche tenute nei parchi solo in nome del profitto: l’ultima orca di proprietà SeaWorld a morire è stata Victoria, per problemi intestinali nel giugno 2013 nelle isole Canarie. Almeno 45 orche sono morte a SeaWorld, secondo Whale and Dolphin Conservation.
Gli animalisti in una petizione destinata alla società chiedono che non ci siano più orche in cattività nei parchi acquatici.
Fonte animalpetitions.org
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