Contro l’allevamento di animali da pelliccia arriva un segnale importante. Il sindaco di Rivarolo del Re ed Uniti (comune della provincia di Cremona) ha negato l’autorizzazione per un nuovo allevamento di visoni. La Lav ha espresso grande soddisfazione per la decisione presa dall’amministrazione e ribadisce l’urgenza di sbloccare la proposta di legge in materia di divieto di allevamento, cattura e uccisione di animali per la loro pelliccia già depositata al Senato e alla Camera, a favore della quale oltre 60.000 cittadini hanno sottoscritto una petizione popolare.
Quando al comune di Rivarolo è arrivata la richiesta per l’insediamento di un allevamento di visoni, la notizia è iniziata a circolare e la protesta non si è fatta attendere, sia da parte dei residenti del piccolo comune, che dei cittadini di tutta Italia, con migliaia di e-mail che chiedevano di non concedere l’autorizzazione.
Come ha dichiarato Simone Pavesi, Responsabile LAV Campagna Pellicce:
Ringraziamo il sindaco Vezzoni per avere bloccato sul nascere questo luogo di sfruttamento. La chiusura degli allevamenti di animali da pelliccia non può però essere frutto solo delle contestazioni e dell’indignazione popolare; è necessario che le istituzioni, in primis il legislatore nazionale, prendano atto dei cambiamenti valoriali di rispetto verso gli animali, sempre più diffusi e condivisi nella società odierna, mettendo fuorilegge la pratica di uccidere animali per la loro pelliccia.
In Italia, infatti, nonostante la sensibilità verso gli animali sia cresciuta (e menomale ndr) sono ancora attivi una decina di allevamenti di visioni, che condanna alla morte oltre 150 mila animali all’anno. L’uccisione dei visoni non è soltanto deprecabile dal punto di vista etico, ma anche ambientale. Si tratta, infatti, di un’attività con un forte impatto sulla salute del pianeta, come dimostrato dallo studio di Life Cycle Assessment “The environmental impact of mink fur products” pubblicato dalla LAV l’anno scorso. Oggi, inoltre, non mancano le alternative ai capi in pelliccia e sempre più aziende di moda iniziano a proporre collezioni fur-free.
Via|LAV; Photo Credits|ThinkStock
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