La sentenza è di quelle che lascia senza parole, che crea sbigottimento e perplessità e, che certamente, porterà ad una lunga serie di proteste da parte degli animalisti più tenaci. L’argomento in questione riguarda i video o il materiale televisivo dove vengono mostrati degli atti di violenza nei confronti degli animali, ritenuti legittimi in quanto rappresenterebbero una forma di libertà di espressione che non può essere fermata proprio perchè protetta dal Primo Emendamento della Costituzione americana. A fornire questa spiegazione al termine di un lungo incontro con otto voti favorevoli e soltanto uno contrario, sono stati i giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti. Secondo la loro decisione, quindi, il governo federale non può punire un soggetto che possiede o ha personalmente riprodotto video cassette o altri media, mentre maltratta una creatura indifesa. Diverso è il discorso se viene colto in flagrante di reato.
E’ chiaro che la notizia ha fatto subito il giro del mondo creando parecchio scompiglio, in quanto potrebbe incoraggiare alcune persone senza scrupoli a provocare inutili e terribili sofferenze agli animali, convincendole del fatto che comunque non incorreranno in nessun tipo di sanzione. Insomma, come al solito, a pagarne le conseguenze sono soltanto gli esseri più indifesi. La sentenza, tra l’altro, viene a revocare una legge federale precendente, approvata nel 1999 dal Congresso, che mirava a proteggere gli animali da gratuiti e inutili atti di tortura.
Il giudice capo John Roberts, ha confermato a nome della maggioranza che il verdetto non serve a facilitare atti di violenza, in quanto non limita i bandi imposti dalla legge sul maltrattamento agli animali: “Per tali proibizioni – ha, infatti, ribadito – c’è una lunga storia di precedenti nella storia americana“. Tuttavia, è altrattanto vero che non esiste un caso analogo passato, dietro la legge del Congresso che ne fermava la riproduzione a livello mediatico.