Quindici anni di guerra civile in Mozambico, non hanno portato soltanto alla distruzione del Paese, ma a pagarne il caro prezzo sono stati anche gli animali della savana. Un tempo, in questa zona, si trovavano moltissime specie tanto che tale luogo era stato rinominato “il posto dove Noè lasciò la sua Arca”. La lotta che ha coinvolto i suoi abitanti e li ha sterminati per un periodo di tempo che va dal 1975 al 1992, ha portato alla sparizione di leoni, elefanti e innumerevoli esemplari che arricchivano enormemente di fauna questo angolo di mondo.
Buona parte di essi sono stati uccisi dagli stessi soldati che si sono nutriti della loro carne, altri, invece, hanno subito la medesima sorte per la vendita di zanne in avorio, pelli o altre parti pregiate del loro corpo. In questo modo nessuno si è preoccupato del fatto che i simboli dell’Africa sono diminuiti paurosamente e il Parco Nazionale conosciutissimo fino agli Anni 60, il Gorongosa, dal nome della montagna che domina la parte meridionale della Rift Valley, oggi è in grave declino. Qualche decennio fa a visitarlo furono molti grandi nomi del cinema internazionale, come ad esempio, Gregory Peck e John Wayne.
A tanti anni dalla fine del conflitto, si calcola che ancora adesso almeno il 95 per cento dei grandi mammiferi sia sparito e l’unica presenza ancora consistente è costituita dai coccodrilli del Nilo. Progetti di reintegrazione ne sono in corso parecchi e, intanto, sono stati reinseriti gli animali erbivori, ma il lavoro da fare è lungo e richiede parecchio tempo. Nei prossimi mesi e anni, si passerà alla seconda fase: quella della immissione dei predatori. Ma il progetto è pure costoso e ci vorranno parecchi fondi prima che la savana torni ad essere quella di un tempo. Intanto per sensibilizzare il mondo intero, il National Geographic con il suo canale di Sky Nat Geo Wild, propone un documentario dal titolo “Africa, the lost paradise”.
foto di: arsludica