Sappiamo con certezza e siamo in grado di riconoscere quando i nostri cani sono felici, tristi o spaventati. Riguardo al ridere, invece, l’argomento è ancora piuttosto dibattuto. E lo è da molti anni ormai. Charles Darwin, padre della teoria dell’evoluzione, affrontò la questione nel suo libro L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali, pubblicato nel 1872.
Nel testo darwiniano si osserva che il labbro superiore durante l’atto del sorriso nel cane appare ritratto, come se stesse ringhiando, di modo che i canini siano esposti, benché l’aspetto generale dell’animale mostri chiaramente che in quel momento non è affatto arrabbiato.
In molti ricollegano questa sorta di ringhio pacifico ad un sorriso, ma lo stesso Darwin affermò che non esisteva nessuna sicurezza a riguardo tale da poter affermare che, anche i cani, come noi, ridono.
C’è sempre il rischio di antropomorfizzare le emozioni degli animali, affibbiando ai nostri quattrozampe caratteristiche umane. Per esempio, e di questo ne abbiamo già parlato, è un errore presumere che l’aria colpevole del nostro cane sia dovuta a qualche misfatto, come aver rovesciato e rotto un vaso o fatto qualche altro disastro. Quando lo osserviamo con quegli occhioni spalancati e timorosi pensiamo subito che ne abbia fatta una delle sue e ci stia nascondendo qualcosa, dimenticando sempre che il senso di colpa non appartiene al cane più di quanto la fedeltà non appartenga all’uomo.
In realtà il cane si comporta così quando vede che noi siamo nervosi ed arrabbiati e la sua reazione furtiva altro non è che un rifuggire dalle nostra ira, dopo aver percepito tensione.
Tornando alla risata, abbandoniamo Darwin per uno studio molto più recente, effettuato da un ricercatore del Nevada, che è convinto di poter dimostrare che i cani intenti nel gioco ridono in qualche modo. I suoi risultati sono stati presentati la scorsa estate nel corso di un meeting dell’Animal Behavior Society. Patricia Simonet, questo il nome della ricercatrice, insieme ad un team di suoi colleghi, ha registrato i suoni emessi da un campione di cani mentre giocavano al parco, utilizzando microfoni parabolici per sentire anche a distanza.
Le registrazioni dei respiri trafelati del cane intento al gioco sono state poi analizzate e riascoltate, osservando che, quando recuperava una pallina, ad esempio, ed era eccitato dal gioco, l’ansimo era diverso dal semplice respiro trafilato ed affaticato. Sfumature che, per i ricercatori, possono voler dire che il cane sorrida attraverso un respiro diverso.
Che rida o meno, in fondo, però, poco importa. Il luccichio gioioso negli occhi di un cane, il gioco entusiasta e la coda che scodinzola riescono già a comunicarci la cosa più importante: “Mi sto divertendo!”
[Fonte: Petplace.com]
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