Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, l’ha definita “una catastrofe senza precedenti”, quel che è certo che a pagarne le conseguenze più immediate sono gli animali, che continuano a morire senza alcuna possibilità di salvezza. Fra le specie letteralmente sterminate dalla marea nera che ha investito il Golfo del Messico, ci sono volatili, delfini, pesci e tartarughe, alcune appartenenti a specie a rischio di estinzione. L’onda di petrolio, tra l’altro, continua ad avanzare verso la Florida, e mentre tutte le piattaforme della zona sono sotto controllo, quella dalla quale si è scatenato il disastro ambientale non potrà essere risistemata prima dei tre mesi. Le tre falle che la interessano, infatti, richiedono del tempo per la riparazione e intanto creature innocenti continuano a perdere la vita. All’origine del disastro c’è l’esplosione proprio di una piattaforma offshore della British Petroleum che comunque si è accollata tutte le colpe e pagherà i danni, ma ci vorrà almeno una settimana per iniziare a circoscrivere la fuoriuscita di greggio.
Il direttore dell’istituto di studi sugli animali marini del Mississippi, commenta a tal proposito: “Ieri ci sono stati segnalati sei animali, oggi altri dieci. Li abbiamo messi nelle celle frigorifere, altri ne arriveranno“. Ovviamente il bilancio è provvisorio ed è presto per parlare di cifre, ma certamente le conseguenze si vedranno con il passare del tempo.
I volontari, intanto, cercano di fare quello che possono ma di solito non possono che constatare la morte delle piccole bestiole come le tartarughe e le portano via dalla spiaggia. Il direttore, ha continuato a tal proposito: “Non abbiamo trovato petrolio direttamente nei loro corpi, comunque dobbiamo eseguire l’esame necroscopico per stabilire in che modo la morte è legata alla marea nera“. Tuttavia, anche se la corazza delle tartarughe non conteneva direttamente petrolio, potrebbero essere state avvelenate dal pesce contaminato.