Leoni, tigri ed elefanti presto potrebbero non essere più i protagonisti dell’appuntamento annuale con il circo equestre, grazie a ben quattro proposte di legge, che sembrano mettere d’accordo sia la maggioranza che l’opposizione. Appare quindi molto probabile che presto verranno approvate, dato che da quando sono state presentate da Pdl e Pd all’inizio della legislatura l’impegno in tale direzione, da parte di ogni schieramento, è stato unanime. Tutti pensano infatti che questi animali in particolare, vista la loro natura libera e in qualche caso aggressiva, non vadano sfruttati per far divertire gli spettatori in giro per il mondo, ma lasciati in libertà.
I provvediamenti fanno parte della riforma della legge dello spettacolo dal vivo, attualmente all’esame della Commissione Cultura di Montecitorio. Negli ultimi anni i circhi hanno avuto un progressivo declino e al pubblico sembrano non piacere più come una volta, d’altro canto la loro stessa sopravvivenza, è dovuta a contributi statali che adesso potrebbero essere rivalutati. L’ultima legge in materia risale al 1968 e riconosce alle imprese circensi una “funzione sociale“, per questo da sempre vengono aiutate economicamente, anche nei periodi in cui il tendone non si riempie completamente. Per tal motivo, annualmente, il ministero per i Beni culturali fornisce quasi sette milioni di euro di sovvenzioni ad un centinaio di strutture del settore, che appartengono al capitolo di spesa del Fondo unico per lo spettacolo, che riguarda in particolare finanziamenti per il cinema e gli spettacoli dal vivo.
Sull’argomento è intervenuta la deputata del Pdl Gabriella Giammanco, intervistata da Repubblica, la quale ha commentato: “Da oltre un quarto di secolo lo spettacolo circense è messo sotto accusa dalla crescente sensibilità dei cittadini nei confronti dei diritti degli animali, nonostante la stessa attività sia apprezzabile per i contenuti artistici rappresentati da clown, giocolieri, acrobati, trapezisti e illusionisti. Per la loro intera esistenza, gli animali sono obbligati in angusti spazi, in molti casi con l’ausilio di mezzi coercitivi tipici dei peggiori orrori della tortura“.