Siamo a Sanguinetto, in provincia di Verona. In questo comune una vecchia norma prevedeva il divieto di detenere più di un cane. Ogni cittadino poteva averne al massimo uno.
L’obbligo di limitarsi ad un solo amico a quattro zampe faceva parte del regolamento di polizia urbana, precisamente era l’articolo 45 del codice. E se pensate che questa assurda regola non venisse fatta rispettare, bensì fosse semplice carta straccia, siete molto lontani dalla verità. L’articolo 45 veniva usato eccome contro i cittadini che trasgredivano questo divieto, detenendo più di un cane.
Successe nel 1998 alla signora Marzia Vecchini, residente nel comune di Sanguinetto, alla quale fu imposto di attenersi alle regole e di tenere solo un cane nella sua abitazione. La donna, ovviamente, avvalendosi del supporto legale di un avvocato, la veneziana Maria Caburazzi, convinta animalista, fece immediatamente ricorso al tribunale amministrativo regionale. Da allora sono passati più di dieci anni e, finalmente, il 3 dicembre scorso si è giunti ad una sentenza che contesterebbe quanto espresso dall’articolo 45 “in quanto contrasta con la tutela degli animali di affezione di cui all’invocata legge 281/1991“. Un altro punto a favore dei pets segnato nei tribunali italiani. Come ha spiegato l’avvocato Caburazzi:
Purtroppo i piccoli Comuni spesso si fanno intimorire dalle proteste di un vicino di casa e creano ordinanze assurde come questa.
Ma come è possibile che una norma così restrittiva delle libertà personali sia entrata nel regolamento di polizia urbana di Sanguinetto? Lo spiega bene il sindaco di allora, Renzo Lanza:
Era una vecchia norma che risaliva alla seconda guerra mondiale. In tempi difficili, si voleva evitare che i paesani dovessero sfamare troppi animali domestici. Quando scoppiò il caso convocai subito il consiglio comunale e togliemmo il divieto.
Ma ormai i vicini, convinti gattofili, si erano lamentati dei cani della signora Vecchini, tutt’oggi vivi anche se ormai anzianotti, appellandosi proprio a quell’articolo e chiamando i vigili. Dopo tanti anni, la controversia si è conclusa felicemente, almeno per la signora Vecchini. Ma questo dimostra, ancora una volta, che prima di adottare regolamenti assurdi nei Comuni sarebbe meglio pensarci bene: qualcuno potrebbe chiedere sul serio che vengano rispettati e, a quel punto, come abbiamo visto, i tribunali sarebbero costretti a sentenziare su sciocchezze inimmaginabili.
[Fonte: Corriere.it]