Schivo e solitario, il gatto selvatico è un felino del quale non si sa moltissimo, a parte il fatto che si trova da tempo a grave rischio di estinzione. Quella che lo fa assomigliare ai comuni gatti domestici è solo una caratteristica fisica, perchè a differenza dei suoi cugini più prossimi, non è stato “adottato” dall’uomo e non ha modificato il proprio stile di vita, per avvicinarsi alla sussistenza cittadina e lontana dagli spazi verdi. Vive fuori dai centri abitati, sa mimetizzarsi molto bene e ama cacciare di notte; tutte abitudini che non facilitano certo il compito agli studiosi di animali, che devono ancora imparare tanto sul suo comportamento in natura.
In Italia si trova nella zona della Alpi Liguri al confine con la Francia, in quella delle Alpi Carniche al confine con la ex Jugoslavia, lungo la dorsale appenninica fino alla Sicilia. E’ stato calcolato che, al momento, gli esemplari presenti non siano più di ottocento, mentre quelli che vivono in Sardegna, hanno caratterisitche che fanno pensare ai gatti selvatici del Medio Oriente. I pericoli più grossi per questo animale sono, come al solito, il disboscamento selvaggio che gli rende difficile la sopravvivenza, ma anche l’alta densità umana dalla quale rifugge il più possibile.
Il bracconaggio, poi, ha una delle colpe più grandi nella diminuzione continua di un felino particolare e ancora tutto da conoscere. Ma non è finita qui, differendo molto poco dal gatto domestico, capita che le due specie incontrandosi si accoppino e l‘ibridazione conseguente è molto pericolosa per l’originalità del gatto selvatico, mentre quello comune continua tranquillamente a proliferare, grazie anche al fatto che si è abituato a nuove condizioni. E’, infine, estremamente territoriale e marca la sua zona, tanto da non permettere a nessun altro maschio di entrare nell’area prescelta. Riescono a passare impunemente soltanto le femmine.
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