Quella per i cavalli è una passione a parte che accomuna moltissime persone di tutte le età che appena possono si iscrivono ad un corso di equitazione o vanno alla ricerca di esemplari particolari, solo per poterli allevare o coccolare per qualche istante. Ne esistono molte specie, ognuna legata ad una particolare area geografica e con caratteristiche specifiche. Simbolo di fierezza e libertà e non soltanto di corse clandestine, purtroppo oggi troppo spesso nelle pagine di cronaca o, ancora, di fiere di paese dove vengono fatti correre oltre le loro possibilità, sono fedeli amici dell’uomo da tempi ormai remoti.
Tra le tante razze conosciute, una su tutte è quella del cavallo del deserto, detto Berbero, tipico dell’area del Marocco e dell’Africa settentrionale. E’ sempre stato particolarmente interessante non soltanto per la sua bellezza, ma anche per il ruolo di primaria importanza che ha rivestito in merito allo sviluppo dell’Andaluso e non solo. In ogni caso, però, è esteticamente meno perfetto dell’Arabo e anche per questo, probabilmente, meno diffuso e conosciuto. C’è una peculiarità, però che lo rende noto praticamene ovunque ed è la capacità di raggiungere notevole velocità anche su distante piuttosto brevi.
Osservando le sue caratteristiche, si nota subito la testa molto simile a quella dell’Arabo con il quale condivide un medesimo cranio, certamente da secoli passati. Il garrese, invece, è piuttosto pronunciato, la spalla è piatta e molto diritta, fatto davvero strano data l’agilità dell’equino in questione. Ancora, soffermandosi sul mantello, sembra che un tempo fosse di colore baio, sauro e morello, ma l’incrocio con l’arabo ha dato vita anche a gradazioni cromatiche totalmente diverse, come il grigio. Le zampe non sono del tutto perfette con il piede molto stretto, ma in ogni caso il Berbero batte tutti nella corsa e, proprio per questo si mostra robusto e fiero. L’attaccatura della coda, infine, è bassa ma questo non lo limita nei suoi virtuosismi ginnici.