Oltre 10 mila manifestanti hanno sfilato ieri a Roma per chiedere la chiusura immediata dell’allevamento lager di Green Hill. Il corteo, che ha richiamato a sé quasi 30 pullman arrivati da tutta Italia, è stato organizzato dal movimento Occupy Green Hill e dal Coordinamento antispecista del Lazio.
La vivisezione è un tema sempre più caldo nel nostro Paese, e proprio in questi giorni nella XIV commissione al Senato, si stanno decidendo le sorti dell’azienda di Montichiari che alleva beagle destinati alla sperimentazione scientifica. Il 20 giugno la Commissione Politiche Ue dovrà votare per approvare l’articolo 14 della Legge Comunitaria, che vieta l’allevamento di cani, gatti e primati su tutto il territorio nazionale per la vivisezione.
Tale legge è osteggiata dalla lobby farmaceutica, che ha tutto l’interesse a tenere in vita posti come Green Hill, ma la volontà popolare chiede la fine della vivisezione. Non dimentichiamo, infatti, che l’86% degli italiani è contrario a questa pratica superata e crudele.
Come sottolineano gli animalisti:
Green Hill è un lager in cui sono rinchiusi 2.700 cani, animali, identificabili solo da un numero, che nascono per morire e sono condannati a soffrire. Ogni anno inoltre, solo in Italia, quasi 1 milione di animali sono sottoposti a test crudeli, che non forniscono neppure dati utili alla salute umana. Le alternative già esistono e in molti casi hanno completamente sostituito l’utilizzo degli animali. Il diritto alla vita non è solo un privilegio di alcuni, bensì di tutti gli esseri viventi.
Anche l’ex ministro del Turismo Michela Brambilla è scesa in campo, presentando, davanti all’ingresso principale del Senato, il manifesto ufficiale della campagna “Vogliamo una vera giustizia”, che vede l’immagine di un gruppo di beagle in un laboratorio, dove campeggia la scritta “legale”, contrapposta a quella di un cucciolo che supera il filo spinato nel momento della liberazione da Green Hill il 28 aprile scorso, dove campeggia la scritta “illegale”.
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