Il gatto birmano, noto anche come burmese, è una razza a pelo corto che non va confusa con il gatto sacro di Birmania (a pelo lungo), anche se quest’ultimo viene appellato allo stesso modo. Si tratta di due felini molto diversi tra loro, non solo per la lunghezza del pelo, ma anche per origine ed altre evidenti caratteristiche fisiche: come il colore degli occhi, rispettivamente giallo oro ed azzurro. Diverso anche il carattere, medesima la bellezza. Ma cerchiamo di scoprire più nel dettaglio le caratteristiche del gatto burmese.
Le origini del gatto birmano (o burmese)
Si racconta che questo gatto provenga dalla Thailandia (ai tempi Siam), da dove fu importato intorno al 1930 negli Stati Uniti, a San Francisco da un allevatore. La gatta era marrone, si chiamava Wong Mau e fu fatta accoppiare con un siamese seal point sempre proveniente dalla Thailandia. Da lì a poco, nel 1936 il gatto birmano fu riconosciuto come razza a se stante e non più come sfumatura di gatto siamese. In origine i gatti birmani erano dunque esclusivamente marroni scuri, ma col passare del tempo si sono sviluppati in varie sfumature di colore. Soprattutto negli allevamenti europei. Oggi infatti esistono due tipologie di gatto burmano/ burmese:
- Il Burmese americano: essenzialmente di colore marrone scuro;
- Il Burmese europeo (inglese): con varianti di rosso, blu e il marrone
Gatto birmano a pelo corto: caratteristiche
Oltre queste particolarità del colore del manto, possiamo dire che si tratta di mici molto longevi rispetto ad altre razze: vivono in media 16-18 anni. Il colore degli occhi è giallo o oro ed il pelo corto e lucido che non richiede cure particolari. Il burmese americano è più robusto rispetto all’europeo che si presenta longilineo, ma comunque in media raggiungono i 4-6 chili: il gatto birmano è dunque una razza di medie dimensioni. Ha un carattere socievole, è affettuoso ed intelligente.
Fonte: Burmese cat club
Foto: Thinkstock
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