Gatti transgenici resi fluorescenti serviranno alla ricerca contro l’aids e non solo. La notizia è di ieri ed ha già scatenato una serie di critiche. A pochi giorni dalla pubblicazione da parte della LAV circa i dati sulla vivisezione degli animali non poteva essere altrimenti. Si tratta di una ricerca scientifica pubblicata sulla rivista Nature Methods, e realizzata presso la Mayo Clinic di Rochester (Stati Uniti). La fluorescenza (all’osservazione con la tradizionale luce blu) deriva dal gene di una medusa, opportunamente inserito nel dna dei mici da laboratorio, insieme ai geni dei macachi Rhesus resistenti al virus dell’aids.
Se i gatti diventano fosforescenti, vuol dire che tutto è ok, procede nella norma. Tale alterazione viene annunciata come unica nel suo genere, anzi, il firmatario della ricerca Eric Poeschla garantisce:
“una delle cose più belle di questo progetto è che porterà benefici sia alla salute umana che a quella dei felini”.
Mah! Sono circa 250 le patologie comuni a felini ed esseri umani e questo lavoro permetterebbe di fare “esperimenti” mai tentati prima. Ad esempio questi gatti transgenici trasmetteranno il loro gene macaco anti-aids anche alla loro prole. Non c’è che dire. Se non che il tutto sarà utilizzato solo per comprendere i meccanismi di autodifesa dell’organismo dei gatti (che poi andrà raffrontato necessariamente al nostro) e non per curare direttamente la malattia. Di recente anche un cane transgenico fluorescente è stato creato per combattere altre malattie umane.
L’argomento che riguarda la sperimentazione sugli animali è molto ampio e si presta a mille considerazioni, che di certo non possiamo riassumere in poche righe. Ma ogni tanto vale la pena di pensare: a noi di Tutto Zampe i mici piacciono così come sono, senza geni di medusa e di macachi, anche se questo non dovesse portare loro sofferenze (usiamo il condizionale). In più, troppe commistioni di geni, non so quanto possano portare ad un bene comune. Voi che ne pensate? Ovviamente con tutto il doveroso rispetto dell’opinione di chi è malato e vorrebbe guarire.
[Fonte: Medicinalive]