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Gatti, straordinari guardiani dell’Hermitage

Gatti, straordinari guardiani dell’Hermitage. Forse non tutti sanno che è un esercito baffuto a salvaguardare più di qualsiasi moderno impianto di sicurezza i 60 mila capolavori di ogni tempo esposti nelle 350 sale dell’Hermitage di San Pietroburgo, uno dei primi musei al mondo. In verità i gatti alloggiano all’Hermitage dalla sua fondazione (anno 1764) per via della loro funzione insostituibile: proteggere le opere d’arte da ratti e topi, temutissimi rosicchiatori delle preziose tele.

 

Gatti, gli straordinari guardiani Hermitage

 

I felini, custodi dell’Hermitage lo sono diventati per investitura ufficiale della zarina Caterina la Grande. Meglio sarebbe allora definirli aristogatti. Un esercito di sessanta elementi difende oggi a zampe tratte e vibrisse ferme la collezione d’arte d’inestimabile valore, dall’assalto di topi e roditori. Nutriti, accuditi, coccolati, viziatissimi dal personale del museo, i gatti guardiani dell’Hermitage sono un’istituzione nell’istituzione e ciascuno dispone di un passaporto con foto ed è curato alla perfezione se si ammala.

Primo a volere i gatti guardiani fu lo zar Pietro il Grande, il fondatore di San Pietroburgo. Poi la zarina Caterina li promosse a corpo speciale di protezione a tutti gli effetti nominandoli ‘guardiani delle pinacoteche’. Da allora, eccetto che durante la seconda guerra mondiale, i gatti hanno sempre abitato il museo. Sopravvissuti alla rivoluzione d’ottobre, hanno continuato il loro lavoro anche in epoca sovietica e in ogni fase storica. Il numero dei gatti era talmente aumentato che il museo ha organizzato esposizioni per farli adottare: se in soprannumero, infatti, trascurano il ‘lavoro’ per azzuffarsi tra di loro. E di persone disposte a mettersi in fila per poter diventare ‘genitori’ di queste star ce ne erano a frotte.

I visitatori però difficilmente possono incontrarli: l’esercito di mici vive negli immensi sotterranei. Ma il museo ha speciali porticine a misura di gatto che consentono agli straordinari guardiani di uscire e tornare quando vogliono, di passeggiare lungo le rive del fiume Neva che costeggia il museo. Nulla di più facile, allora, che all’ingresso della pinacoteca ci si imbatta in una particolare segnaletica stradale, quale un cartello in cirillico che avverte: “Attenzione, passaggio di gatti”. Guai a torcergli, sia pure involontariamente, anche un solo baffo!

 

Foto credit Gerald Bruneau

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