Da soccorso, da compagnia, da trasporto, da trincea; esploratori, sentinelle, messaggeri e tanto altro. Cosa non fecero i cani eroi durante la I Guerra mondiale! Chiamati alle armi, come gli uomini, costituirono un esercito silenzioso a quattro zampe, purtroppo omesso dai libri di storia: almeno 100 mila furono i cani protagonisti di atti eroici a fianco di 60 milioni di soldati sui fronti d’Europa.
L’impegno dei cani soldato è documentato, seppur non in modo preciso e dettagliato. Pastori tedeschi, terrier, rottweiler e doberman, ma anche meticci sani e robusti, furono utilizzati con molteplici compiti: portaordini sugli scenari bellici più impervi e pericolosi, equipaggiati con borse contenenti il kit di primo soccorso facevano ricerca e salvataggio dei feriti o bonificavano le trincee dai ratti. L’uso di animali in guerra dall’antichità non è certo un fatto nuovo. Ma l’impiego imponente di cani eroi nella Grande Guerra (insieme a cavalli e muli) non ha precedenti: in Italia soprattutto alani e maremmani abruzzesi, spesso muniti di maschere antigas, trainavano su carretti piccoli cannoni, o cibo, armi, proiettili, al posto di asini e muli perché più veloci e meno visibili. Oppure erano esploratori e sentinelle addestrate.
Decisivo il ruolo di messaggeri (condiviso con i piccioni): dotati di un collare con un cilindro metallico che conteneva il messaggio, i cani eroi entravano in azione quando i bombardamenti avevano tagliato i collegamenti telefonici. Erano così importanti che se feriti, dovevano essere curati dai medici militari in assenza di veterinari, dovevano avere due volte al giorno gli stessi pasti caldi dei loro conduttori, anche la colazione, caffè compreso. Sulle trincee, tra fango, cadaveri, bombe, svolsero il ruolo di operatori di Pet Therapy antelitteram: aiutavano i militari, in gran parte contadini, assediati da cimici, pidocchi e ratti, a rivivere la sensazione della vita rurale perduta; li confortavano restituendogli una parvenza di normalità e affetto familiare in un mondo sconvolto.
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