La solitudine di cui sono vittime le persone anziane è spesso alleviata dalla presenza di un animale domestico. Al punto che quando si tratta di redigere il testamento, piuttosto che a persone fisiche si pensa al proprio pet, compagno di molte giornate altrimente vuote e tristi. E’ quanto è successo a Roma, dove una signora benestante, più che benestante anzi, diciamo ricca, ha lasciato ben dieci milioni di euro a Tommasino, un micio che aveva adottato dopo averlo recuperato da un cassonetto e che ha riempito di affetto i suoi ultimi anni di vita.
L’anziana donna, che gode ancora di ottima salute all’età di novantadue anni, non ha figli e dopo la morte del marito è rimasta completamente sola al mondo. L’incontro fortuito e l’ingresso in casa del trovatello peloso l’hanno aiutata a rendere più leggeri e meno solitari i giorni della vecchiaia. Il patrimonio di dieci milioni di euro, tra conti in banca e beni immobili, se l’è così aggiudicato proprio Tommasino che pur non essendo un uomo è stato capace di infonderle quel calore umano di cui ha tremendamente bisogno.
Ovviamente non si tratta certo del primo gatto che eredita una fortuna. In Italia e in tutto il resto del mondo, spesso si sono avuti casi del genere. Segno che i rapporti umani si stanno allentando o più semplicemente che i legami affettivi tra animali domestici e proprietari si stanno sempre più rafforzando e antropomorfizzando? Chi può dirlo, certo è che si tratta di una grossa somma che, ovviamente, verrà amministrata da una persona fisica o giuridica, e devoluta ad associazioni e strutture che si occupano di animali, secondo quanto stabilito dalla legislazione nel nostro Paese.
Forse il lascito della signora è esagerato. Tuttavia, dal momento che molti anziani che vivono da soli hanno con sè animali domestici, sarebbe bene al momento di redigere le ultime volontà, pensare anche a che fine faranno gli amici a quattro zampe. Spesso alla morte del proprietario, figli e parenti non possono o non vogliono prendersi cura dell’animale rimasto orfano che è così condannato a sua volta alla solitudine e all’abbandono.
[Fonte: Barimia]