Tutti i sostenitori e gli appassionati del Dogue de Bordeaux amano sostenere che questo cane sia il progenitore di tutti i Mastiff discendenti dai Molossi. Vero è che le testimonianze dell’esistenza dei Molossi affondano fino al 2000 a.C. e anche al 3000 a.C., su alcuni vasi Sumeri vengono raffigurate scene di caccia intorno alle paludi di Babilonia in cui sono chiaramente distinguibili i Molossi. Anche bronzi e bassorilievi che provengono da molte parti del mondo, dalla Persia alla Cina, mostrano la presenza dei Molossi tra queste popolazioni. Non possiamo però sapere con certezza quale dei Mastini si sia sviluppato per primo, con le caratteristiche giunte poi fino ai giorni nostri. Probabilmente in ogni luogo una particolare razza ha avuto più fortuna, il Mastiff in Inghilterra, il Mastino Napoletano in Italia e il Dogue de Bordeaux, detto anche Mastino Francese, in Francia.
Sappiamo che i Molossi furono utilizzati come cani da guerra, e fin dai tempi più antichi (dagli Egizi fino alle truppe di Enrico VII) questi cani furono utilizzati per la caccia all’uomo, in guerra, inseguendo i nemici e facendoli scappare per la paura, spesso aiutati da armature o da collari a punta.
Il Dogue de Bordeaux potrebbe essere il discendente del Mastino Tibetano portato in Grecia da Alessandro Magno, mentre il Mastiff sembra sia giunto in Inghilterra grazie ai Fenici. Comunque sia quando i Molossi arrivarono a Roma vennero fatti combattere nei circhi, contro gli uomini ma anche contro gli orsi, le tigri, i leoni e i tori. Anche in Inghilterra questa pratica del combattimento divenne molto popolare e iniziarono anche le prime scommesse.
Il Dogue de Bordeaux è il più cinematografico dei cani. Ricordiamo il film Turner e il casinaro, con Tom Hanks. Il protagonista, un detective, adotta a forza il cane di un uomo assassinato, che poi diventa il suo compagno e lo aiuta a scovare l’uomo che ha ucciso il suo padrone. Non vi svelo la fine del film, ma sicuramente il finale aiuta a capire il temperamento di questo cane. Come dimenticare poi Tequila e Bonetti, una serie tv che negli anni ’90 ha avuto tantissimo successo nel nostro paese. La storia è simile, nel senso che Bonetti, un poliziotto newyorkese trasferitosi a Los Angeles, non accetta di buon grado il fatto che Tequila, un cane, diventi il suo compagno. Passeranno invece poi mille avventure insieme e diventeranno degli ottimi amici.
La testa del Dogue de Bordeaux è il suo elemento distintivo. Possente, squadrata, con le guance che penzolano che spesso sono gocciolanti di saliva… Infatti forse non tutti sanno che Cerbero, il famoso cane a tre teste (che in alcuni miti arriva ad averne fino a 50), pare sia proprio un Dogue de Bordeaux, possessore di una voce di bronzo e guardiano dell’Ade.
La statura del Dogue de Bordeaux è compresa tra i 58 e i 68 centimetri e il peso minimo è di 50 chilogrammi. Ha arti brevi e muscolosi, un fisico da leone, con costole ben estendibili e quarti posteriori da felino. Anche le zampe sono leonine, con dita e unghie forti. Il petto è largo. La testa è voluminosa e la mascella possente, le orecchie ricadenti e un poco arrotondate, gli occhi ovali. Il mantello è di colore variabile, tra il fulvo chiaro e il bruno fulvo, il pelo è raso e spesso, uniforme nel colore, a volte però si presentano macchie bianche sul petto e sulle zampe e solo occasionalmente una mascherina nera o rossastra.
Come gli altri Molossi anche il Dogue de Bordeaux non è più quel gran cane feroce di un tempo. E’ un cane dalla costante e pacifica serenità d’animo. E’ capace di una devozione senza pari ed è capace di sacrificare la sua vita se quella del suo padrone è in pericolo. E’ sospettoso nei confronti degli estranei e solitamente si lega a un solo padrone. Nonostante ciò è affaettuoso con tutta la famiglia. Così come il Mastino Napoletano è un animale stoico, che sopporta il dolore. E’ sempre vigile, dignitoso più che gioioso, un compagno solido e fedele, che vi seguirà e proteggerà ovunque andrete.
[photo courtesy of SaNNas]
Immagini tratte da “Turner e il casinaro” e “Tequila e Bonetti”.
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