Il terremoto in Emilia ha devastato un territorio, e non ha scosso solo le fondamenta delle abitazioni, ma anche l’anima della gente. In momenti come questi, di fronte a paura, sgomento e rabbia, può sembrare quasi fuori luogo chiedersi della sorte degli animali, ma è un errore, e non soltanto dal punto di vista etico. Gli amici a 4 zampe, proprio come noi, stanno vivendo la tragedia del sisma sulla loro pelle, e tanti, tra cani e gatti, sono rimasti feriti tra le macerie.
Non ci sono solo gli affetti perduti a cui dover pensare, ma anche i tanti animali domestici feriti, o spaesati, che vanno soccorsi e alloggiati, anche per evitare che, affamati e sbandati, diventino un pericolo vagante per la gente, già abbastanza messa a dura prova dal terremoto.
Quando l’uragano Katrina, nel 2005, si abbatté sugli Stati Uniti meridionali, devastando New Orleans morirono moltissimi animali, domestici e non, una delle storie forse più toccanti che si ricordano è quella di una famiglia, costretta ad abbandonare la propria casa, oramai invasa dall’acqua. Sulla scialuppa di salvataggio, già abbastanza carica, c’era posto soltanto per loro, così portarono il cane al secondo piano, e gli lasciarono quanto più cibo e acqua potevano, nella speranza che l’acqua non arrivasse fin lì, e il loro amico a 4 zampe riuscisse a sopravvivere ad una tale catastrofe. Dopo qualche giorno, tornarono nella loro abitazione e il cane era lì, che li aspettava tra le ciotole vuote.
Come allora, anche oggi, la gente colpita dal terremoto in Emilia, costretta ad abbandonare le proprie case, non se la sente di lasciare il proprio cane o il proprio micio, e chi ha vissuto o vive con un animale domestico sa bene di cosa sto parlando. Oltre a soccorrere e offrire ospitalità e derrate alimentari agli sfollati, è doveroso occuparsi anche degli amici a 4 zampe che la gente porta con sé nei punti di soccorso.
Photo Credits|ThinkStock