L’orsa Daniza è stata uccisa. E’ stata uccisa dall’arroganza, dall’ignoranza, dalla poca sensibilità che come sempre si dimostra nei confronti di chi non ha il pollice opponibile e non può esprimere a parole i propri sentimenti. L’orsa è stata uccisa dal sedativo che le era stato iniettato per catturarla. E perchè poi la si doveva catturare? Per permettere ad un gruppo di persone di poter passeggiare nei boschi a caccia di funghi? Un orso del resto nasce nei boschi ed è giusto che lì possa trascorrere tutta la sua vita e crescere i suoi cuccioli.
Sono tante le associazioni che si erano mobilitate oltre a molte persone più o meno note: tra queste ricordiamo come l’Oipa fosse in procinto di presentare un argomentato ricorso al Tar contro l’immotivata ordinanza di cattura e successiva detenzione dell’orsa, in un’area recintata emessa dalla Provincia di Trento. La colpa dell’animale? Quella di aver cercato di aggredire un cercatore di funghi, per difendere i suoi due cuccioli. Massimo Comparotto Presidente dell’OIPA Italia Onlus commenta:
Una vera e propria condanna a morte per un animale che è stato inserito nel Parco Adamello Brenta proprio dall’uomo, grazie al Progetto europeo Life Ursus partito nel 2000 e poi proseguito con Life Arctos . Daniza è stata un capro espiatorio. Come mai uno Stato che ha avallato un progetto per il ripopolamento degli orsi, è continuamente coinvolto nell’uccisione degli stessi? La vicenda di Daniza ha, tra l’altro, curiosamente coinciso con il momento in cui l’Italia avrebbe dovuto versare il contributo economico per il finanziamento di Life Arctos.
Una curiosa coincidenza quella sulla quale l’associazione animalista ci fa riflettere, che pone molti interrogativi. Oltre alle riflessioni ed alle spiegazioni, doverose, resta solo una considerazione. Un orso, patrimonio del nostro paese ed in via di estinzione è stato ucciso senza motivo. Due cuccioli sono rimasti orfani. Non c’è altro da aggiungere.
Fonte e foto credits: Oipa