La displasia dell’anca nel gatto non sempre si mostra con sintomi evidenti come accade nel cane, sin dal suo esordio. Quando il micio comincia a manifestare anomalie nel comportamento (tendenza all’isolamento, scarsa volontà di camminare, saltare, arrampicarsi o fare i bisogni nella propria lettiera) può significare che è subentrato il dolore ed è importante correre ai ripari provvedendo con le giuste terapie. Ma quali?
Displasia dell’anca nel gatto, le razze più colpite
Proprio come accade nella displasia dell’anca dei cani, anche nei gatti esistono delle razze in cui l’incidenza è particolarmente elevata. Stiamo parlando di gatti di taglia grande, con particolare riferimento al Maine Coon e al simile Persiano. Ma la malattia si verifica anche in razze feline di struttura più piccola e leggera, come il Devon Rex che segue i micioni in graduatoria. Non risparmia neppure le altre razze, soprattutto se in sovrappeso, come nel caso del gatto europeo. Questo perché la malattia ha una certa origine genetica ed è aggravata dal peso eccessivo. Gli allevatori di cani per lungo tempo hanno utilizzato un processo di screening nelle razze a rischio displasia per cercare di individuare gli animali da includere e quelli da escludere dal programma di allevamento, e dunque di riproduzione. Il processo di selezione è stato attuato grazie a semplici radiografie e all’istituzione di un Registro Displasia presso la OFA (Fondazione Ortopedica Animali). Di recente lo stesso sistema ha incluso anche i gatti.
Displasia dell’anca nel gatto le cure
Trattandosi di una problematica di origine genetica non è possibile una effettiva prevenzione della malattia che è invece applicabile per ciò che riguarda lo sviluppo di complicanze e dolore. L’arma principale è la lotta all’obesità nei gatti così come nei cani, che può essere poi aiutata anche attraverso l’uso di alcuni integratori alimentari e della buona fisioterapia, in grado di ridurre al minimo la rigidità delle articolazioni. In alcuni casi si suggerisce l’uso di antinfiammatori ed antidolorifici. Non rare però le occasioni in cui può essere necessario l’intervento chirurgico, con tecniche e modalità diverse a seconda dell’età del micio e dello stadio della malattia. Dopo un periodo di riposo e riabilitazione il gatto in genere recupera molto bene.
Fonte: Winn Feline Foundation