Di sindrome del cane brachicefalo abbiamo già parlato sulle pagine di Tuttozampe. Torniamo sull’argomento perché è intervenuta, a fare chiarezza, la dottoressa Daniela Mignacca, direttore della Clinica veterinaria Romasud, in un’intervista rilasciata all’Adnkronos, riportata da Il Tempo.
Il problema del respiro ansimante, simile al russare degli umani, colpisce in particolar modo alcune razze a muso schiacciato, come i Bulldog, i Carlini, i Pechinesi, i Boxer e gli Shih-tzu.
Questi animali con le prime vie respiratorie ed il palato deformati, il cranio corto, spiega la Mignacca, sono costretti a vivere con un filo d’aria. I proprietari non devono sottovalutare questo disturbo, considerandolo un difetto buffo, ma essere consapevoli che si può intervenire per migliorare la qualità della vita dell’animale, prevenendo disturbi respiratori e digestivi e rischi più seri come la sincope nelle giornate più torride.
Le razze brachicefale, create a misura d’uomo, sono quelle meno longeve. La colpa è nostra, spiega la dottoressa, perché l’uomo li ha selezionati nel corso degli anni sulla base di esigenze commerciali, e la salute dei cani, oltre che il buon senso, è stata prevaricata da fini meramente estetici. Oggi, dunque, queste razze non respirano bene e, anche dopo uno sforzo minimo, vanno subito in affanno. Soprattutto durante la fase di inspirazione, il flusso d’aria non riesce a penetrare facilmente, con gravi conseguenze sulla funzionalità respiratoria dell’animale.
Chi sceglie questi cani spesso non è a conoscenza del problema oppure lo sottovaluta o non sa che esiste una soluzione. Spiega il veterinario che
con una semplice visita nel cucciolo, verso i quattro mesi d’età, si può rilevare il problema e intervenire con la chirurgia. Se si aspettano anni, invece, la situazione degenera e l’operazione non risolve il problema. La prima preoccupazione dei proprietari di un Bulldog o di un Carlino, dovrebbe dunque essere quella di consentire al proprio cane di respirare.
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[Fonte: Adnkronos]