Dopo quasi un anno di emergenza coronavirus e alcuni periodi difficili sembra essersi ribaltata la tendenza in merito alle adozioni: ora infatti sono tornate a crescere. E si pensa che siano stati gli stessi lockdown affrontati negli ultimi mesi a rendere possibile tutto ciò.
Cani e gatti randagi trovano casa
I dati parlano chiaro: cani e gatti randagi e rinchiusi in canile riescono a trovare casa di più rispetto a prima. E’ la stessa Enpa che ne dà notizia, sottolineando che rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente si registra un incremento di circa il 15% nelle adozioni e ancor più importante, anche per ciò che concerne cani non giovanissimi.
Una tendenza che può essere spiegata anche dal fatto che sempre più persone hanno orari più flessibili e passano maggiore tempo in casa con conseguente bisogno di avere compagnia. Fattori che sembrano quasi superflui ma che in realtà dimostrano quanto la pandemia, dopo un primo attimo di confusione sia stata in grado di far scaturire nelle persone la maturità necessaria alla gestione di un animale domestico in casa.
Il maggiore tempo disponibile sembra aver rappresentato la discriminante più importante: le persone si sono rese conto che era possibile impegnarsi per prendersi cura di un cane. Sia esso un cucciolo o un esemplare problematico.
Maggiore intenzionalità nell’adozione
La disponibilità a prendersi cura di casi “particolari” non era molto alta prima della pandemia: ora gli individui sembrano porsi meno problemi per ciò che concerne la necessità di seguire un percorso educativo con il proprio cane.
La pandemia, va detto, ha portato a diversi cambiamenti anche per ciò che concerne le strutture di adozione: ora nella maggior parte dei luoghi gli ingressi sono contingentati e tramite appuntamento: e questo, che si pensava si potesse rivelare una disgrazia ha reso possibile evitare perdite di tempo inutile, dando modo a coloro davvero interessati di poter adottare cani e gatti in modo veloce.
A questo pro importante si contrappone però un trend negativo: è stata notata la crescita di coloro che riconsegnavano il cane nelle strutture perché a causa delle difficoltà economiche non riuscivano più a prendersi cura degli animali in merito ai loro problemi di salute. Per quanto le associazioni cerchino di fare il meglio per dare supporto a coloro che lo necessitano, la mancata possibilità di dare vita a eventi di raccolta fondi ha reso impossibile in molti casi sostenere delle spese aggiuntive per aiutare concretamente i padroni.
Un trend, purtroppo, che i gestori dei rifugi ritengono possa continuare a salire.