Ebbene sì, anche i cani, i gatti, i conigli, i nostri più comuni animali domestici possono diventare delle pellicce. Questo accade anche e soprattutto nel mercato clandestino delle pelli, per il quale secondo alcuni dati forniti da AIDAA ogni anno vengono allevati o catturati per poi essere uccisi e scuoiati almeno 250.000 animali. Non è che il fatto che si tratti di mici e cagnolini sia peggio che se si tratti di volpi o cincillà, certo è che il solo pensiero dovrebbe indurre gli acquirenti ad una riflesssione: ridurreste i vostri dolcissimi pets casalinghi, che vi accompagnano ovunque e dormono sul vostro lettone, ad un paio di guanti caldi e morbidi? E allora perché farlo con altri animali?
A parte questo, che è un discorso molto più ampio, già altre volte affrontato anche in occasione della giornata mondiale contro le pellicce, va detto che solitamente gli animali domestici vengono usati per lo più in concerie illegali, sia all’estero che sul nostro territorio, per realizzare cappelli, giubbotti, guanti e similari, di bassa marca: si tratta in genere di prodotti venduti a basso costo sulle bancarelle o negozi “low cost”. Gli animali preferiti, a causa del loro manto monocolore, i conigli ed i gatti neri. Anche in questo caso si può parlare di zoomafia: si tratta di un giro economico di circa 86 milioni di euro! Spiega Lorenzo Croce presidente nazionale di AIDAA:
“Quello che vogliamo denunciare oggi è la mancanza di controlli a cui sono sottoposti questi laboratori illegali, che si trovano in diverse parti del nostro paese e dove, nonostante i divieti e le violazioni, si lavorano ancora pellicce di gatto e coniglio. Una certa attenzione andrebbe rivolta anche agli allevamenti di gatti ed ai rifugi semiclandestini dove non esiste un registro di carico e scarico degli animali che entrano e che vengono dati in adozione. Molti di questi rifugi cedono purtroppo senza troppi controlli decine di gatti alla settimana e per molti di loro si apre la strada dell’uccisione e della trasformazione in pelliccia. Parliamo di almeno un centinaio di strutture interessate a questo tipo di orrendo commercio, alcune delle quali si trovano anche nelle regioni del centro Nord Italia, e che per questo motivo nei prossimi giorni presenteremo un dossier alle Procure della Repubblica interessate e competenti territorialmente”.
Noi cosa possiamo fare? Se vediamo un bel cappellino a buon mercato, rinunciamo! Non facciamoci ingannare neppure per i regalini di Natale.
[Fonte AIDAA; Foto Thinkstock]